Il ministro: «Giornata storica, spingo da trent’anni per questa riforma». Le toghe: «Una riforma sbagliata che non migliora sotto alcun punto di vista il servizio giustizia ma che agisce solamente sulla magistratura e toglie garanzie a tutti i cittadini italiani»
La Camera approva con 174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti la riforma costituzionale della separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti. Le opposizioni sono andate in ordine sparso: contrari Pd, Avs e M5s. Più Europa ha votato a favore. Italia viva si è astenuta. Il testo ora passa al Senato e avrà bisogno anche di una seconda lettura, poi dovrà venire sottoposto a referendum confermativo, con tutta probabilità nel 2026.
Il disegno di legge costituzionale contiene la separazione delle carriere, la riforma del Csm con la creazione di due consigli – uno per i giudici e uno per i pm – e di una Alta corte di giustizia con funzioni disciplinari. Tutti i membri saranno eletti con sorteggio.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha esultato dopo il risultato: «Giornata storica, spingo da trent’anni per questa riforma». Poi al question time al Senato ha aggiunto che «la riforma avrà a seguire conseguenze positive per la stessa magistratura. Oggi la magistratura è indipendente dal potere esecutivo deve esserlo e lo resterà, ma non è affatto dipendente da se stessa» e sul sorteggio: «In questo modo li svincoleremo e spezzeremo questo legame patologico che unisce elettore ed eletto e trova la sua manifestazione più patologica nella sezione disciplinare».
La maggioranza si è mossa compatta, con Forza Italia che ha ricordato la battaglia di Silvio Berlusconi per la separazione delle carriere. «Oggi noi andiamo a scrivere la storia, a realizzare il giusto processo, realizziamo il sogno, a tutela dei cittadini, di Forza Italia e di Silvio Berlusconi. Dopo 35 anni ce l'abbiamo fatta», ha detto Tommaso Calderone in dichiarazione di voto per FI.
La reazione dell’Anm
«Ribadiamo la nostra profonda preoccupazione per una riforma costituzionale che mette a rischio l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Una riforma sbagliata che non migliora sotto alcun punto di vista il servizio giustizia ma che agisce solamente sulla magistratura e toglie garanzie a tutti i cittadini italiani. La separazione delle carriere determina l'isolamento del pm e ne mortifica la funzione di garanzia. Nel pieno rispetto delle scelte del legislatore vogliamo lanciare nuovamente l'allarme per i rischi che questa riforma porterà con sé», si legge in una nota ufficiale dell'Associazione nazionale magistrati in una nota.
Il no alla separazione unisce tutti i gruppi associativi ed è stata anche ribadita da un parere critico del Consiglio superiore della magistratura, votato a larga maggioranza.
La componente progressista di Md ha chiesto all'Anm «forme di protesta decise e ferme», ovvero che «in occasione delle cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario i magistrati, con toga indosso e copia della Costituzione alla mano, abbandonino l'aula nel momento in cui il rappresentante del Ministero della Giustizia prenderà la parola».
I pro e i contro
Dal punto di vista tecnico, i sostenitori della riforma in maggioranza sostengono che così si darà attuazione alla Costituzione, che prevede la parità delle armi tra accusa e difesa davanti a un giudice terzo e imparziale. Inoltre i doppio Csm con un’Alta corte per il disciplinare e il sorteggio di tutti i membri sarà il modo per eliminare il correntismo, emerso con lo scandalo delle nomine pilotate del 2019.
I contrari invece ritengono che, con la separazione delle carriere, si trasformerà il pubblico ministero in un superpoliziotto, creando un corpo separato con il rischio che sia sottoposto al volere del potere esecutivo. In questo modo, quindi, si cancellerà il principio di autonomia e indipendenza della magistratura.
Il sorteggio, invece, depotenzierà l’organo perché i suoi componenti non verranno più scelti sulla base delle loro competenze tecnico-giuridiche, né saranno rappresentativi del pluralismo culturale dentro la magistratura.
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