Le ragioni della scelta che Articolo Uno e Democrazia Solidale (Demos) hanno fatto aderendo in quanto partiti alle Agorà Democratiche proposte dal Pd sono figlie della volontà di un investimento politico nel campo delle forze di progresso, non di un posizionamento elettorale.

Partecipiamo ad uno degli esperimenti più rilevanti di dibattito aperto e plurale sui grandi temi del nostro tempo, forse il primo in Italia – come dice il segretario Pd Enrico Letta - svolto in maniera ibrida utilizzando la piattaforma online. 

Tuttavia il motivo di tale decisione è soprattutto politico: Articolo Uno e Demos interpretano la loro partecipazione alle Agorà come l’avvio del processo che porterà alla costituzione della coalizione progressista di centrosinistra per le prossime elezioni legislative. L’intenzione è di esserci fin da subito e di mettere sul tavolo del dibattito in maniera aperta i temi che ci stanno a cuore. 

Nessuna confluenza: l’obiettivo è contribuire a disegnare al paese un’offerta politica nuova.  

Difficoltà a relazionarsi

Non sfugge a nessuno che forze politiche vicine al Pd, in grado di portare in dote temi, storie e personalità diverse e complementari, hanno sempre avuto difficoltà nel relazionarsi con il più grande partito della coalizione. In questi anni si è tanto parlato di campo largo, piazza grande, tenda o cantiere del centrosinistra senza mai realizzarli, tanto da minare l’entusiasmo del costruire programmi comuni e alleanze vincenti, sia a livello nazionale che locale. La crescita del fenomeno civico nelle elezioni amministrative è anche frutto di tali problematicità, con molta dispersione di impegno e responsabilità. Alla stessa radice si può far risalire il fenomeno dell’astensionismo o della frammentazione a sinistra. 

L’idea delle agorà democratiche pare permettere un percorso inverso: non partire dalle identità o dalle esigenze dei ceti politici preesistenti, ma dai contenuti. In altre parole: prima ci si confronta sui temi e da questo si fa germogliare la qualità dello schieramento alternativo alla destra futura. Ma - ecco la novità - non lo si fa solo tra ceti politici: lo si fa nel quadro allargato di una più ampia partecipazione. In tal senso Articolo Uno e Demos, pur nella loro diversità, si stanno impegnando nel portare avanti temi di loro precipua sensibilità come quelli riguardanti la pace, la politica estera e di cooperazione, la sanità pubblica, la scuola, l’uguaglianza, il lavoro, l’ambiente e il sociale in generale.

La cosa che ci sembra urgente è mettere sul tavolo attraverso le agorà, proposte che poi siano prese in conto nella formazione di un programma futuro. Ci rendiamo conto che i passaggi saranno molteplici ma ci pare sano che tali idee passino anche attraverso il filtro di un dibattito più allargato che sta coinvolgendo decine di migliaia di persone. Si tratta di un modo aperto che nulla vuol togliere alle istanze dei rispettivi partiti ma che accetta la sfida della pluralità. 

Ciò che ci preme dire da subito è quanto sia necessario trovare un equilibrio tra identità e futuro. La fluidità e liquidità sociale del tempo attuale rende indispensabile lo strumento partito perché esso rappresenta la libera volontà dei cittadini di associarsi e proporsi responsabilmente alla gestione della cosa pubblica.

Dopo anni di fervore antipolitico, di destrutturazione dei corpi sociali intermedi, torna una domanda di senso che solo partiti politici radicati e definiti socialmente e culturalmente possono offrire. Allo stesso tempo sappiamo quanta ricchezza c’è nella società dove con la medesima libertà i cittadini si uniscono per scopi autonomamente scelti. 

Galleggiare non è una prospettiva

Crediamo che sia necessario ricostruire reti di impegno e di riflessione in cui i partiti non siano autoreferenziali ma capaci di dialogo ed incontro e lo richiedano ad altre forme aggregative o di impegno. Galleggiare non è una prospettiva. Le identità politiche hanno ragione di essere, così come la ricca fluidità sociale: ciò che occorre è creare tra loro un incontro senza il quale non si riuscirà ad essere incisivi nel creare un “pensiero lungo” per il futuro del paese.

Perché la destra oggi appare forte e in grado di vincere perché mette in campo un sistema di valori e identità forti e radicate nella società italiana. Ciò che serve all’Italia è uscire dagli allarmi e dalle paure ed immaginare un proprio ruolo in Europa, nel Mediterraneo e nel mondo. In mancanza di questo continuerà una lotta autoreferenziale tra ceti politici che appassiona i cultori della materia o i tifosi da talk show ma non certo le persone che cercano risposte a medio e lungo termine. 

Il nostro impegno è dunque quello di creare vincoli e nuovo pensiero. Vincoli tra partiti, con la società civile organizzata ma anche con la società in quanto tale nelle sue più variegate espressioni. Pensieri sulle capacità dell’Italia di preservare la pace, costruire un’Europa meno diseguale, un Mediterraneo di dialogo e un mondo senza guerra. Pensieri su come andare oltre l’iper-liberismo competitivo che allarga le diseguaglianze. 

Questo è ciò che serve oggi al centrosinistra: invece che arroccarsi sul già fatto, aprirsi senza disperdersi, provando ad immaginare la politica dell’Italia del futuro. 

Per questo serve una novità politica: le agorà avranno successo se saranno il seme di un percorso costituente di un nuovo soggetto politico plurale, solidale e popolare, di governo e riformatore: quello che oggi manca al panorama politico italiano, perché quello che c’è – piccolo o grande che sia - non basta. 

*coordinatore nazionale di Articolo Uno

**presidente di Democrazia Solidale 

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