Anti Ue e vivandiera. Il primato di Meloni è un’aggravante

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni martedì ha festeggiato la durata del suo governo, ha annunciato che è il quarto per tenuta dalla storia della Repubblica. Quello che le sembra un risultato, ai nostri occhi appare come un’aggravante rispetto ai nefasti risultati che si appresta a raccogliere. In questi giorni prima del summit fra Trump e Putin in Alaska si stanno consumando gli ultimi effetti del tradimento delle ragioni che furono alla base del nuovo ordine mondiale dopo la seconda guerra mondiale. Che fu, è utile tenerlo a mente, una guerra contro l’Europa. Ucraina, i volenterosi messi all’angolo devono decidere cosa fare Il tradimento è avvenuto dovunque. Dovunque non si vede la costruzione di strumenti di unificazione di entità sovranazionali politicamente integrate e ordinate al superamento del sovranismo padronale, imperiale, appropriativo. Un nuovo ma vecchio nazionalismo che assomiglia a quelli che fra la prima e la seconda guerra mondiale prepararono i regimi che fomentarono e organizzarono le condizioni del conflitto, il più distruttivo della storia dell’umanità. All’interno dei singoli stati non si vede un’azione coordinata per creare un rinnovamento delle forze politiche, dei sistemi politici e delle dottrine che sono alla base dei regimi di libertà e democrazia. Nel deteriorarsi degli strumenti di pace, oggi è in corso una finzione: quella che predica la certezza di voler far rinascere un ordine democratico dalla spinta alla creazione del disordine antidemocratico. Una finzione in base alla quale le guerre sono eventi che possono essere superati ed assorbiti. Al massimo si lavora per tregue che, al posto di una rinascita democratica nei paesi in conflitto, portano all’ulteriore decadenza degli ultimi avanzi di vita democratica. Questa debolezza intrinseca e sistemica della democrazia è sostenuta da una ventata di destra. Le forze politiche italiane hanno la responsabilità di aver aperto la strada al dilagare della destra irresponsabile e distruttiva, nella deleteria illusione, o forse piuttosto nella sadica convinzione, che non si poteva diventare di nuovo protagonisti nella storia dell’Europa se non attraverso una forma negativa. E che un primato, ancorché negativo, è tuttavia un primato. Chi vuole la pace deve costruire la democrazia La destra italiana vuole poter rivendicare di aver dato l’abbrivio alla destra europea e mondiale. Successe anche al fascismo: quando negli Anni Trenta il mondo si trovò ad affrontare la crisi e i problemi lasciati aperti con la prima guerra mondiale, si illuse di aver tracciato una strada, e di avere un primato nel mondo. C’è un male aggiuntivo, in Italia: quando nasce qualcosa di prorompente, quanto a disordine e disprezzo della democrazia, ci si rifugia dietro la illusione blasfema che è meglio essere primi nel male che ultimi nel bene. La vivandiera d’Europa Questo è il punto: apriamo il capitolo del tradimento che è avvenuto all’interno delle classi dirigenti vincenti della seconda guerra mondiale, apriamo il tema specifico di questo tradimento anche in Italia da parte delle forze politiche democratiche per inadempienza, insipienza e debolezza. Non hanno visto per tempo questo nemico che avanzava e questo incubo che si ripresentava e si riprenderà in forma più vasta e più radicale: è quello della rassegnazione alla subalternità. Di questo passo, finiremo per accontentarci di essere, con Giorgia Meloni, quelli che preparano il tavolo, la mensa per gli altri che dovranno disfare l’ultimo residuo di risposta democratica europea. Se c’è un ruolo in cui eccelle la nostra presidente del Consiglio è il ruolo di vivandiera. Apriamo dunque la questione di chi ha tradito, e degli effetti che ha prodotto il tradimento, chi non ha saputo respingerlo. La libertà ai tempi di Meloni e Trump: la democrazia vive di scorciatoie È un audit su chi ha tradito al sogno europeo, il sogno che le forze democratiche avevano sognato con la seconda guerra mondiale, da cui erano nati ordini costituzionalmente democratici in tutti i paesi. Per insipienza, ma soprattutto rassegnazione, è stata abbandonata quella che è la ragione prima di una classe dirigente: preparare le nuove generazioni. Che invece oggi guardano con diffidenza tutto ciò che è stato, e hanno scarsa voglia di affrontare il tema del rinnovamento. E, per stanchezza prodotta da una politica del tutto vuota, cercano e credono di trovare risposte nella spontaneità degli eventi e nella fatalità delle situazioni. Paraturismo in Alaska A noi, cioè a coloro che sono sopravvissuti a quel duro passaggio fra le esperienze drammatiche degli Anni Trenta e il grande recupero democratico del secondo dopoguerra, spetta il compito di dire che la partita non è persa: bisogna affrontare il tema delle responsabilità, non per punire e cacciare una classe politica, ma per leggere la storia e i suoi esiti. Noi sappiamo che i tradimenti nella politica alla lunga non possono reggere. Se tutti faranno il loro dovere, riusciremo a imboccare una strada che ci porti a evitare balletti stupidi come quelli delle riunioni di sedicenti grandi in terre esotiche che finiranno per essere incontro di paraturismo politico: saranno inutili, speriamo non dannosi. Si è prodotto uno scadimento nella testimonianza che le generazioni della sofferenza avrebbero dovuto saper trasmettere come elemento vivificatore per le nuove generazioni: ma non scoraggiamoci. Perché sappiamo bene che chi ha tradito di più è chi dice, o non lo dice ma lo fa capire, che non c'è più nulla da fare.