Quello che sta accadendo in Emilia-Romagna con divieti di balneazione revocati in 24 ore è una storia da manuale pratico dell’inverosimile.

Partiamo dall’inizio. Il 28 luglio, in Emilia-Romagna, arriva la mazzata:  l’Arpae, ovvero l’Agenzia prevenzione ambiente/energia dell’Emilia-Romagna, impone il divieto temporaneo di balneazione in ben 28 aree della riviera emiliano-romagnola.

Si parla di Cervia, Bellaria, Rimini e altre località nelle quali in vista del Ferragosto si stanno per riversare milioni di turisti (oltre quelli che sono già lì). Il problema è serio: dopo i prelievi di martedì 26 luglio è stato rilevato un grave superamento dei limiti normativi dei livelli di Escherichia coli ed Enterococchi intestinali nelle acque di mezza costa. Insomma, un disastro, visto che i rischi non sono solo problemi intestinali, ma conseguenze più gravi soprattutto per bambini ed anziani (sindrome emolitico uremica).

Per parlare chiaro: significa che quel mare non è balneabile secondo un serio indicatore di contaminazione fecale. Inutile dire che il divieto ha provocato fulminei (e anche comprensibili) crampi intestinali alla regione e a tutto il comparto turistico. Panico. Nel giro di poche ore dall’annuncio si consuma il primo miracolo: tornano idonee alla balneazione le spiagge di Cervia, Bellaria-Igea Marina e Rimini. Così, di botto.

Le avranno fatte bollire nel pentolone della mensa militare. Anzi no. Il comune di Rimini, il giorno dei campionamenti di Arpae, aveva fatto analizzare le acque anche da un laboratorio autonomo (Lav). Evidentemente si fida molto dell’ente regionale Arpae. O ne teme i responsi, chissà. E infatti il laboratorio autonomo dice il contrario di quello che sostiene Arpae: il mare a Rimini te lo puoi anche bere.

Fresco, pulito, cristallino. Bizzarro no? Roba che se fossi il presidente Stefano Bonaccini chiederei il licenziamento in massa di tutti i dipendenti dell’Arpae che boicottano il turismo commettendo errori grossolani. Fatto sta che nel giro di altre 24 ore avviene il secondo miracolo: i parametri del batterio nel mare della riviera emiliano-romagnola rientrano nei limiti in tutte le aree. Tutte e 28 eh.

Abbiamo scherzato

Neppure una a rischio tenue dissenteria. Niente. Abbiamo scherzato. I tecnici non sanno che pesci pigliare (e se fidarsi a pigliarli, in quelle acque) e allora, perfettamente coordinati con la regione, affermano che i risultati anomali dei rilevamenti del 26 luglio potrebbero essere stati causati dal caldo e dalla siccità. Resta da capire cosa sia cambiato dal 26 luglio al 28 luglio a livello climatico, visto che a dirla proprio tutta il 28 e il 29 luglio da quelle parti faceva anche più caldo.

Infine, il capolavoro finale, ovvero le parole dell'assessora regionale all'Ambiente Emilia-Romagna Irene Priolo la quale, in un’epica conferenza stampa, annuncia: «Per il futuro non sarei assolutamente preoccupata, anche se non possiamo escludere in maniera assoluta che episodi simili non si ripresentino». 

Insomma, lei non è preoccupata (forse andrà in vacanza in montagna), però vediamo. Già, ma vediamo quando, visto che in quel mare stanno per fare il bagno milioni di turisti tra cui tanti anziani e bambini? «La prossima rilevazione sarà il 22 agosto», annuncia l’assessora. Ma tu guarda. Dopo la settimana di Ferragosto.

Considerato poi che per avere i risultati passa qualche giorno, la stagione turistica è al riparo. E non importa che le fogne lavorino a pieno regime proprio con case e hotel pieni, per cui i controlli andrebbero fatti proprio sotto Ferragosto, per non mettere a rischio la salute dei turisti. L’importante è salvare l’economia del comparto turistico, mica la salute dei cittadini.

Nel frattempo, si è aperto da poco il processo che vede tra gli imputati l’ex sindaco di Riccione Renata Tosi: è accusata di non aver fatto posizionare i cartelli di divieto di balneazione nel 2015 e al 2016, dopo che era stata superata la soglia di escherichia coli. Chissà, magari un nipote aveva analizzato le acque col “Piccolo Chimico”, rassicurandola: tutto ok, zia. 


 

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