Riduttivo ricondurre l’episodio di Susegana al razzismo anti islamico. Il caso semmai segnala l’appiattimento del dibattito sulla convivenza tra culture alla sfera religiosa. Lo stato mantiene un controllo confessionale sulla scuola, come dimostra il fallimento delle battaglie per l’abolizione dell’ora di religione e la rimozione dei crocefissi dalle scuole. Battaglie che la sinistra ha paura di intestarsi
L’Italia appare impreparata ad affrontare il tema del pluralismo religioso e della laicità, abituati come siamo al monoteismo cattolico. Due fatti – la festa di fine Ramadan in una scuola di Pioltello e la più recente visita a una moschea dei bambini della scuola materna di Ponte della Priula con simulazione della preghiera islamica – hanno suscitato un dibattito sclerotizzato.
Attribuire le critiche alla visita nella moschea di Susegana – come ha fatto Mackda Ghebremariam Tesfaù nel suo articolo pubblicato su Domani del 12 maggio – a islamofobia, razzismo antislamico o «strumentalizzazione cinica di un mondo di adulti che è disposto a portare avanti le proprie campagne a discapito dei e delle più piccole» è perlomeno riduttivo e consolatorio.
Ridurre le culture diverse esclusivamente all’appartenenza religiosa non contribuisce alla approfondita conoscenza reciproca e rientra in un progetto di indottrinamento – che vale per la religione cattolica come per le altre – di bambini piccoli non in grado di comprendere e fare delle scelte.
Ho provato sulla mia pelle quanto possa essere difficile e doloroso liberarsi da «superstizioni» religiose che mi erano state inculcate da piccola e in una scuola statale. Perché lo stato italiano con la concessione delle ore di religione – anche se facoltative – mantiene un controllo confessionale sulla scuola, che si estende anche con il finanziamento delle scuole religiose paritarie. Cosa succederebbe un domani – non molto lontano – se i musulmani chiedessero l’ora di religione coranica e il finanziamento delle madrasa? Per la mia conoscenza dell’insegnamento nelle madrasa non mi sentirei tranquilla. E già oggi, per esempio, l’esenzione all’ora di educazione fisica per le alunne musulmane viene più facilmente concessa nelle scuole paritarie cattoliche per una reciproca tolleranza religiosa.
A ostacolare l’insegnamento dell’islam potrebbe essere – questa l’obiezione sostenuta dalla Lega – l’assenza di un’intesa di tipo concordataria tra lo stato e le istituzioni islamiche, come quello firmato con la chiesa cattolica. Tuttavia, nel 2017 è stato firmato dall’allora ministro dell’interno Marco Minniti con i rappresentanti delle associazioni islamiche che operano in Italia un «Patto nazionale per l’islam italiano». Un riconoscimento reciproco importante, anche se il progetto dell’islam globale è quello di islamizzare l’Europa e non di trovare uno spazio per l’islam in Europa.
Proprio per questo i simboli religiosi non possono essere sottovalutati, basti ricordare come la richiesta di eliminare i crocefissi nelle scuole sia considerata una blasfemia.
La crisi della laicità
La simulazione della preghiera islamica nella moschea di Susegana probabilmente è stata vissuta come un gioco dai bimbi. E se doveva essere un momento di approfondimento le bambine non avrebbero potuto pregare insieme ai maschi. Si tratta di discriminazioni che esistono ancora a vari livelli in tutte le religioni monoteiste, e non solo, sottolinearle non serve come alibi per discriminare culture diverse ma per affermare l’universalità dei diritti delle donne contro la loro violazione.
La semplificazione delle critiche può servire a definire le posizioni politiche della destra italiana capeggiata dalla Lega di Matteo Salvini. Posizioni ben rappresentate da il Giornale che ha attribuito «l’immagine scioccante» della preghiera in moschea all’effetto delle battaglie sulla laicità della scuola, per togliere i crocefissi dalle aule e cancellare l’ora di religione dai programmi scolastici. Purtroppo, si tratta di battaglie, spesso isolate, che non hanno avuto successo e la laicità viene citata quasi solo in senso negativo.
«La confusione creata tra il momento della conoscenza e quello della preghiera porta a pensare all’indottrinamento» e a «una forzatura a danno di piccoli inconsapevoli» ha detto il capogruppo della Lega nel consiglio regionale veneto, Alberto Villanova. Ed è proprio quell’indottrinamento che avviene ogni giorno nelle scuole materne, ancor più grave che in quelle di grado superiore, che la destra promuove per difendere l’identità cristiana dell’Italia e dell’Europa.
Non è agitando lo spauracchio della presenza di musulmani, identificati con il pericolo terrorismo, che si potrà favorire una convivenza. L’islam è la seconda religione praticata nel nostro paese e una contrapposizione può favorire solo una radicalizzazione. Che di fronte a una crisi dei valori laici si sta avvertendo in tutte le religioni che si scontrano nell’esercizio di proselitismo.
Di fronte a questa polarizzazione la sinistra, che non ha mai fatto della laicità la propria bandiera, balbetta timorosa di essere accusata di islamofobia, succube di un relativismo culturale che non favorisce le élite culturali dei paesi musulmani, favorevoli a una secolarizzazione dello stato.
Sono forze penalizzate al loro interno da uno stato confessionale e a livello internazionale da quelli che dovrebbero essere i loro interlocutori «naturali» e che invece le condannano all’isolamento e alla repressione.
Ho frequentato molti paesi musulmani e ho conosciuto intellettuali, femministe, democratici disorientati dall’atteggiamento di una sinistra europea che li considera «occidentalizzati» e non rappresentativi di una realtà composita dei loro paesi. I diritti umani, la democrazia non possono essere imposti dall’esterno, ma riconoscendo le forze che nei diversi paesi lottano per i diritti che noi consideriamo universali.
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