Il sodio non è una novità nel mondo dell'accumulo energetico. Nel 1870, nel romanzo Ventimila leghe sotto i mari, Jules Verne immaginava un sottomarino elettrico alimentato dal sale.

Per decenni i ricercatori hanno sperimentato l’uso di questo materiale abbondante, poco costoso e dal minore impatto ambientale rispetto al litio, ma le batterie a ioni di sodio non sono mai riuscite a competere, soprattutto per via della loro minore densità energetica, che le fa durare di meno e quindi le rende inadatte ad alimentare auto elettriche (a cui serve durata) o anche solo agli smartphone (per i quali la compattezza è decisiva).

Questo stato di cose potrebbe cambiare per la combinazione tra la crescita della domanda energetica e le tensioni geopolitiche legate al commercio globale.

Insomma, la guerra commerciale avviata da Trump tra Stati Uniti e Cina potrebbe essere un punto di svolta per lo sviluppo di un mercato per le batterie al sodio, perché diventerà sempre più complesso produrre quelle al litio, che oggi sono lo standard.

I vincoli di Pechino

Già a dicembre, la Cina aveva imposto restrizioni all’esportazione verso gli Usa di antimonio, gallio e germanio, seguite da limiti più rigidi sulla grafite, elemento cruciale per le batterie al litio.

Nei primi mesi del 2025, Pechino ha esteso i vincoli a metalli strategici come tungsteno e bismuto, e in aprile ha aggiunto sette terre rare alla lista dei materiali soggetti a restrizioni. E poi sono arrivati i dazi americani: alle condizioni attuali le batterie e i sistemi di accumulo provenienti dalla Cina saranno soggetti a una tariffa complessiva dell'82 per cento, considerando sia i dazi generici che quelli specifici per le batterie.

Questo rende l’importazione dalla Cina economicamente insostenibile, aprendo spazi per tecnologie alternative come il sodio, perché la Cina controlla gran parte della catena di approvvigionamento globale del litio e produce quasi tutta la grafite usata sempre nelle batterie a ioni di litio.

Se l’esportazione di questi materiali verrà limitata, la produzione di batterie rischia il tracollo: per questo è partita la corsa alle alternative. E il sodio, al contrario del litio, può fare affidamento su risorse più diffuse e su materiali alternativi come il carbonio duro, simile al carbone vegetale.

Data center

Secondo BloombergNEF, le batterie al sodio oggi sono ancora solo l'1 per cento del mercato dei sistemi di accumulo, ma potrebbero arrivare il 15 per cento entro il 2035.

Il loro grande difetto (minore capacità di stoccaggio per volume e peso) è quello che le rende meno adatte a smartphone e veicoli elettrici di alta gamma, ma adatte per data center, impianti industriali e applicazioni dove in generale il volume e il peso contano meno. Inoltre, colossi cinesi dell'auto elettrica come Catl e Byd hanno già iniziato a produrre batterie al sodio, anche per veicoli elettrici a basso costo. Alcuni modelli, in vendita già oggi a meno di 7.000 dollari, raggiungono autonomie di 230 chilometri.

Bloomberg ha raccontato la peculiare situazione in cui si trova l'unica azienda americana a produrre batterie al sodio su scala industriale: la Natron Energy. Il primo impianto è stato aperto a Holland, Michigan, nel 2024, con una capacità attesa di 600 megawatt entro fine 2025.

Un secondo impianto da 1,4 miliardi di dollari è in progetto in North Carolina, per rispondere alla domanda di data center e imprese di cloud computing, alimentata anche dall'espansione dell'intelligenza artificiale. Un'azienda che potrebbe diventare strategia per il futuro energetico degli Stati Uniti.

Densità energetica

La loro diffusione su larga scala delle batterie al sodio però dipenderà però anche dall'innovazione tecnologica e da un'evoluzione che ne migliori la densità energetica e permetta di stoccare più energia in volume e peso minori. Anche considerando materiali più economici, il costo per unità di energia stoccata resta ancora elevato.

Una recente analisi condotta dallo Steer Program della Stanford Doerr School of Sustainability ha modellato oltre 6.000 scenari per valutare la competitività futura del sodio. La conclusione è chiara: senza innovazioni tecniche significative, le economie di scala non basteranno da sole a ridurre i costi. L'alternativa al litio non è ancora quindi garantita.

Ma la combinazione tra tensioni geopolitiche, guerre dei dazi, aumento della domanda e maggiore attenzione alla resilienza delle filiere potrebbe aprire una finestra irripetibile per l'ingresso del sodio nel mercato globale dell'energia.

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