- Sono nato in una famiglia dove si ascoltava e si cantava abitualmente “Bella ciao”. So anche che non è una canzone “comunista”. Negli anni, “Bella ciao” ha conosciuto un’immensa popolarità. Come canzone-simbolo della Resistenza italiana e della lotta antifascista, come generale inno di libertà, anche di ribellione ad ogni forma di potere oppressivo.
- Per tutto questo non si sentiva proprio il bisogno di una legge che dichiari “Bella ciao” inno ufficiale delle celebrazioni del 25 aprile italiano, proposta da parlamentari del Pd e di altri gruppi.
- “Bella ciao” è diventata la canzone di tanti che nel mondo si battono per la libertà, contro dittature e ingiustizie. Proclamarla “inno ufficiale” di qualcosa, anche di un evento prezioso come l’anniversario della Liberazione, significa in fondo “istituzionalizzarla” e dunque imprigionarne il senso di canto irregolare, ribelle.
Sono nato in una famiglia dove si ascoltava e si cantava abitualmente “Bella ciao”, sono cresciuto ascoltandola e cantandola anch’io e continuo ad amarla molto. So anche, del resto per “scoprirlo” basta cliccare “bella ciao” su un qualunque motore di ricerca sul web, che non è una canzone “comunista”. Diversamente da “Fischia il vento”, altro celebre canto partigiano, “Bella ciao” durante la Resistenza era cantata soprattutto da formazioni non comuniste: in particolare dalla Brigata Maiella, na



