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“Bella ciao” canzone di stato? No, grazie

01/05/2015 Roma. Piazza San Giovanni, concertone del 1 Maggio organizzato dai sindacati. Nella foto il pubblico con un cartello con scritto Bella Ciao
01/05/2015 Roma. Piazza San Giovanni, concertone del 1 Maggio organizzato dai sindacati. Nella foto il pubblico con un cartello con scritto Bella Ciao
  • Sono nato in una famiglia dove si ascoltava e si cantava abitualmente “Bella ciao”. So anche che non è una canzone “comunista”. Negli anni, “Bella ciao” ha conosciuto un’immensa popolarità. Come canzone-simbolo della Resistenza italiana e della lotta antifascista, come generale inno di libertà, anche di ribellione ad ogni forma di potere oppressivo.
  • Per tutto questo non si sentiva proprio il bisogno di una legge che dichiari “Bella ciao” inno ufficiale delle celebrazioni del 25 aprile italiano, proposta da parlamentari del Pd e di altri gruppi.
  • “Bella ciao” è diventata la canzone di tanti che nel mondo si battono per la libertà, contro dittature e ingiustizie. Proclamarla “inno ufficiale” di qualcosa, anche di un evento prezioso come l’anniversario della Liberazione, significa in fondo “istituzionalizzarla” e dunque imprigionarne il senso di canto irregolare, ribelle.

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