Oggi non vogliamo che le persone siano prese in giro per il loro aspetto fisico. Parte dell’umanità si è stufata di starsene bloccata in terza media – la classe in cui siamo più crudeli e più stupidi – e vuole andare perlomeno alle superiori. Vuole compiere questo salto di civiltà.

Si tratta di una lotta contro le umiliazioni, ma anche contro la nausea, perché ci sono cose molto più interessanti da fare, nella vita, rispetto a deridere il prossimo perché ha il sedere grosso.

Sono molto a favore di questo cambiamento, nel senso più ampio possibile.

Al di fuori della mia vita sessuale, che però è privata, non mi interessa promuovere la vittoria dei corpi che mi piacciono. Allo scopo di fare cosa, poi? Di far valere la mia opinione? Perché? Con quali vantaggi? Non mi interessa lottare per la prevalenza di un canone di bellezza fisica, anche perché non so cosa farmene, del canone.

A maggior ragione se il prezzo da pagare per avere un canone è rovinare la vita alle persone.

A tutti. I canoni cambiano, e tu cambi, e aderire è una fatica, devi essere sempre aggiornato e controllare che il tuo corpo si aggiorni come un software, ma il corpo fa come vuole, e la vita ti travolge in molti modi, quindi vai a sapere, oggi ti avvicini al canone, domani no.

Non vedo vantaggi in tutta questa incertezza. Un essere razionale – lasciate perdere buono, io dico razionale – sarà sempre a favore della lotta contro i canoni estetici.

Il desiderio sessuale, che poi è la ragione per cui ci interessano i corpi, è una questione molto sotterranea e bizzarra, in realtà.

Non serve parlare delle stravaganze che gli umani cercano sui siti porno, dove il desiderio convive armoniosamente con la repulsione.

Basta dire che tutti sappiamo d’istinto cosa ci piace, e quello che ci piace non è mai esattamente quello che la maggioranza dichiara di considerare canonico.

Pensate sempre alla scuola media, a quando dicevate che vi piaceva il tale o la tale perché piaceva a tutti, ma sotto sotto vi piaceva un’altra persona che non era però la più comunemente desiderata.

E allora non lo dicevate, altrimenti gli altri subito “Ma come, ti piace Tizio? Ma sei pazza? È un cesso. Ti piace Tizio, ti piace Tizio, ti piace Tizio…” (con la cantilena).

Il concorso di bellezza

Mi viene in mente un famoso esperimento. Immaginiamo che un giornale pubblichi le foto di alcune persone, chiedendo ai lettori di scegliere i volti più belli.

Se il lettore vota potrà vincere un premio, ma lo vincerà solo se voterà le fotografie che, alla fine, otterranno più preferenze. Vuoi provare? Bene. Cosa ti conviene fare? Votare le persone che ti piacciono di più?

Ovviamente no, questo lo capisci subito. Ti conviene votare le persone che pensi possano piacere di più alla maggioranza, in base a quello che sai sui gusti medi della gente. In questo modo, forse, vincerai il premio. Giusto? Dipende.

Puoi portare il ragionamento a uno stadio ulteriore, pensando che anche gli altri faranno come te, cioè voteranno non in base alle proprie preferenze, ma in base a quelle che pensano siano le preferenze degli altri.

Dunque devi cercare di prevedere non quali foto voteranno gli altri, ma quali foto gli altri pensano che saranno le più votate. Finito? Chissà. Forse anche gli altri si chiederanno quali foto gli altri pensano che saranno le più votate. Quindi tu dovresti…

Quello che ho appena descritto è un noto esperimento di Keynes (lui lo utilizzò per spiegare, poi, le fluttuazioni dei prezzi sui mercati finanziari, che sono molto legate alle percezioni).

«Non si tratta di scegliere quei volti che, a giudizio di una persona, sono davvero i più belli, nemmeno quelli che l’opinione media ritiene sinceramente i più belli. Abbiamo raggiunto il terzo grado in cui usiamo la nostra intelligenza per anticipare ciò che l’opinione media si aspetta che sia l’opinione media». (Keynes, Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, 1936).

Tornando alla bellezza e alla serenità mentale che sacrifichiamo sull’altare dei canoni, l’esperimento descritto è interessante perché suggerisce come il canone di bellezza fisica, quel feticcio che molti cercano di difendere, non sia una verità profonda, pura, indiscutibile, incancellabile, ma una verità superficiale e complessa.

Come sarebbe a dire, superficiale e complessa? Non è una contraddizione? No, perché funziona come un tessuto: piatto e bidimensionale, ma articolato.

Un gioco di intrecci, di relazioni, di opinioni che inseguono le opinioni, per giunta in continuo cambiamento. Interessante sotto il profilo dell’analisi dei comportamenti. Ma nulla che giustifichi l’umiliazione pubblica e la sofferenza.

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