Se lo scandalo fosse soltanto della Juventus, si potrebbe chiedere una punizione esemplare: una retrocessione in serie B, o magari più sotto, l’espulsione dal sistema calcio di tutti i protagonisti di questa gestione. Il boicottaggio dei tifosi – degli juventini per primi – sarebbe un buon inizio.

Ma l’inchiesta della procura di Torino mette in luce un sistema che non riguarda soltanto la Juventus, ma tutta la serie A.

Uno dei capitoli della richiesta di misure cautelari dei pm è dedicato alle “partnership con società terze”: altre squadre erano la sponda necessaria per realizzare le operazioni contabili spregiudicate che i dirigenti torinesi mettevano in atto per generare plusvalenze virtuali, ricavi inesistenti per far fronte a costi assurdamente reali (quelli degli stipendi dei calciatori).

Sampdoria, Atalanta, Empoli, Sassuolo, Udinese. Club che, nel racconto ipocrita e fasullo che passa sui media, sono avversari della Juventus, l’Atalanta da anni è concorrente diretta nella parte alta della classifica.

In una telefonata del luglio 2021 con Fabio Paratici (dirigente ex Juve al Tottenham, al centro di una triangolazione sul calciatore Romero), l’amministratore delegato dell’Atalanta Luca Percassi chiarisce la rilevanza dei benefici che derivano dall’aiutare la Juventus sulle plusvalenze: «Io sono l’Atalanta, eh, a me 16 milioni mi cambiano il mio budget, non è che ho una responsabilità infinita».

Le operazioni fasulle architettate dai dirigenti Juventus per salvare i propri bilanci finiscono per alterare anche quelli di altre squadre, di fatto pagate per il loro ruolo nella costruzione di plusvalenze inesistenti (vedi Atalanta) o alle quali viene impedito di vendere i calciatori a prezzi davvero alti, perché la Juventus deve prenderli, valorizzarli, e rivenderli a cifre stellari, drogando il mercato (vedi il caso Sassuolo e le intercettazioni sul centrocampista Manuel Locatelli).

Le rose di mezzo campionato sono costruite sulla base delle esigenze di bilancio della Juventus, dominus e ostaggio di un sistema di conti fittizi che tutti hanno fatto finta di non vedere: avversari, azionisti (anche della stessa Juventus), istituzioni del calcio, regolatori. In nessun altro settore sono tollerate simili distorsioni di una competizione corretta.

Questa Serie A è una farsa, se non fosse per una informazione complice e partigiana, anche i tifosi ne sarebbero consapevoli. E il valore dei diritti tv crollerebbe trascinando il sistema nel baratro.

Invece che commentare le misure simboliche nei mondiali in Qatar, chi ha a cuore i diritti, la legalità, e anche lo sport, dovrebbe disdire ogni abbonamento a questo calcio imbarazzante finché tutti i soggetti coinvolti in questo scandalo non saranno fuori dal sistema. A prescindere dalle risultanze dell’inchiesta penale.

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