Davanti al dolore degli altri

Bucha,  è la paura della morte che spinge a negare la realtà delle stragi come durante il Covid

FILE - People stand next to a mass grave in Bucha, on the outskirts of Kyiv, Ukraine, April 4, 2022. AP journalists saw dozens of bodies in Bucha, many of them shot at close range, and some with their hands tied behind them. (AP Photo/Rodrigo Abd, File)
FILE - People stand next to a mass grave in Bucha, on the outskirts of Kyiv, Ukraine, April 4, 2022. AP journalists saw dozens of bodies in Bucha, many of them shot at close range, and some with their hands tied behind them. (AP Photo/Rodrigo Abd, File)
  • La negazione dei morti di Bucha, di tutti i morti della guerra in Ucraina non è altro che una versione potenziata della negazione dei morti di Bergamo e della pandemia.
  • Ce lo ricordiamo, di chi diceva che i camion militari erano vuoti? Che erano pieni di bare senza morti? O che i morti erano salme già pre-esistenti e “riutilizzate” per una messinscena?
  • Negare tragedie di questa portata, anche di fronte all’evidenza, più ancora che di immaturità è cristallina espressione di paura.

Non siamo più abituati ad avere i morti in casa e men che meno per strada. A malapena li vediamo già trattati per la veglia. È sempre doloroso, ma li conosciamo soprattutto da presentabili, in ordine. Mentre scrivo mi chiedo qual è il punto che desidero dimostrare, perché pare che quando si scrive  ci sia sempre qualcosa che si desidera dimostrare. Tuttavia c’è una guerra in corso e non me la sento di dimostrare niente. Come ho provato a dire il quattro aprile ad Appunti, il podcast di Domani

Per continuare a leggere questo articolo