- La nuova coalizione di governo israeliana, che vede partiti ultra-ortodossi e accusati di razzismo alleati a Netanyahu, promette una stretta ancora più crudele di un’occupazione che dura da 55 anni, e il massimo incoraggiamento ai coloni sempre più invasivi dei residui Territori palestinesi
- Una riflessione sul significato di Hanukkà si estende in un interrogativo sulle grandi promesse delle fedi universalistiche
- Perché non si smette di mettere i nomi di Dio sulle bandiere, trasformandoli in parole assassine?
A Nablus, in Cisgiordania, nella città vecchia, un gruppo di donne palestinesi ha riattato una casa antica: hanno cucina e scuola di cucina. Mentre degusto delizie di cui istantaneamente dimentico i nomi, il canto del muezzin – che qui suona melodioso più che perentorio, e certamente venato di malinconia – mi sorprende nell’atto di rigirarmi nella testa quell’antichissima, mai realizzata profezia: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre». Già,



