Una piazza San Giovanni stipata in ogni angolo di manifestanti come non accadeva da tempo dimostra che la sinistra dispone ancora di una capacità di mobilitazione inavvicinabile dagli altri contendenti. E che circola un sentimento comune di appartenenza al di là delle divisioni contingenti. Soprattutto attesta, in un momento simbolicamente così importante, l’adesione definitiva dei Cinque stelle a questo mondo: l’approdo è stato lento e accidentato ma finalmente è arrivato in porto. C’è però anche un’altra piazza da tenere presente: è quella, diversificata e vociante, della protesta contro i vaccini e il green pass. Da settimane, con un crescendo in coincidenza con il varo dell’obbligo del certificato vaccinale nei luoghi di lavoro, in molte città d’Italia sfilano cortei inneggianti alla libertà contro la dittatura sanitaria. I manifestanti sono uno spaccato della società, con prevalenza di persone nelle fasce di età centrali. Persone probabilmente entrate in difficoltà con le restrizioni a molte attività professionali imposte dal lockdown.

Questo movimento ha nel radicalismo di destra e nel populismo i suoi riferimenti. Il lungo periodo di anti scientismo, di contestazione delle competenze, di complottismo – che vedeva cospirazioni e nemici muoversi nell’ombra, da Soros al gruppo Bilderberg – non poteva non lasciare scorie. Lo stress sociale della pandemia ha fornito ulteriore linfa per questo impasto antimoderno. Una volta esauritasi la forza attrattiva del pastiche grillino, la protesta, non più rappresentabile dal duo Conte-Di Maio, che viaggiano ormai su ben altre lunghezze d’onda, ha trovato audience e rappresentanza nell’estrema destra. È questa componente che ora ha preso le redini delle ansie e delle frustrazioni.

In tale spazio si muovono esponenti del radicalismo di destra che galleggiano nella composita galassia del deep black, a incominciare da Forza nuova e CasaPound. Personaggi che sono contigui, per traiettorie personali di lungo periodo, a quadri e dirigenti di Fratelli d’Italia, ma non hanno fatto il salto nelle istituzioni e non frequentano gli ambienti salottieri e perbenisti in cui ora trova accoglienza la leadership del partito. Del resto, se non ci fosse comunanza, se non connivenza, perché mai la leader di FdI considera l’attacco dei camerati alla Cgil una provocazione contro di lei? Se non ha nulla a che vedere con gli epigoni in sedicesimo degli assalitori di Capitol Hill, perché si agita tanto? È tempo che anche quel partito sfogli l’album di famiglia della destra, nelle sue varie componenti, per decidere da che parte stare: se state con chi cavalca la protesta di una piazza esasperata, o con le istituzioni repubblicane e antifasciste. Perché se non si sta con l’antifascismo si è fuori dall’arco costituzionale, checché si indignino i cantori di destra. E l’assenza di qualunque esponente di primo piano dei partiti del centrodestra, berlusconiani compresi, nella manifestazione di solidarietà alla Cgil è molto significativo, per non dire inquietante. Evidentemente, quanto accaduto non li riguardava in nulla.

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