Gran parte degli italiani ritiene la pandemia un’emergenza oramai superata. Certo restano le regole per trasporto e luoghi pubblici, i richiami delle vaccinazioni obbligatorie per alcune categorie, la necessità di potenziare il sistema sanitario e monitorare i dati, ma il peggio della pandemia è alle spalle. Ciò si riflette anche su un dibattito politico che non considera più il problema sanitario come epicentro dell’agenda pubblica.

Tuttavia, nonostante questa diminuzione dell’attenzione relativa alla pandemia, si tende spesso a sottostimare quanto le restrizioni, le regole sanitarie e le vaccinazioni siano ancora importanti sul piano politico per una porzione dell’elettorato. Va sempre tenuto a mente che, nonostante il green pass e l’obbligo vaccinale, sono milioni i cittadini maggiorenni che hanno scelto di non vaccinarsi.

Gianluigi Paragone guida Italexit, un partito No-vax oltre che No-euro, che sondaggi alla mano potrebbe riuscire a entrare in parlamento. Altri scettici nei confronti delle politiche pandemiche sono disseminati tra micropartiti di estrema destra e sinistra e in alcune frange della Lega e di Fratelli d’Italia.

Sul piano politico questa situazione è facilmente spiegabile: l’impatto della pandemia sulle vite degli individui e della società è stato enorme e sarebbe utopico pensare a una reazione uniforme da parte dei cittadini. C’è chi ha perso il lavoro, chi i guadagni, chi ha chiuso l’attività, chi è stato costretto a convivere con situazioni domestiche difficili, e c’è stata inoltre una legislazione emergenziale non sempre logica e razionale. È fisiologico dunque che sulle politiche sanitarie ci siano sensibilità differenti, anche perché la pandemia non ha afflitto tutti i settori e le categorie in mondo eguale.

La campagna elettorale

Inoltre, da ben prima della pandemia sono diffuse, con un ampio credito in alcune parti della popolazione, teorie del complotto e posizioni antiscientifiche che sono esplose sul piano mediatico e politico con l’avvento del Covid-19.

Si è pertanto creata una situazione, che somma tendenze storiche di lungo e breve termine e sensibilità economiche, sociali e psichiche diverse, in cui milioni di elettori considerano le politiche sanitarie ancora molto importanti, nonostante le vaccinazioni abbiano risolto gran parte del problema e i lockdown sembrino soltanto un brutto ricordo.

Non è un caso che, ad esempio, il quotidiano La Verità dedichi ancora molta attenzione alle regole sanitarie presenti e potenzialmente future, proprio perché un pezzo dell’opinione pubblica di destra è insofferente all’idea che nuove limitazioni e obblighi spossano vedere la luce. La questione è politica e può influire sulla campagna elettorale.

Alle prossime elezioni se Italexit superasse la soglia di sbarramento per entrare in parlamento sottrarrebbe voti e seggi alla coalizione di centrodestra, in particolare a una Lega già in crisi di consensi. Per questo tanto i leader politici quanti gli opinion makers vicini alla destra cercano di coprirsi sulle politiche sanitarie dall’assalto di Paragone.

Se infatti il partito No-vax si assestasse sotto la soglia del tre per cento per il centrodestra sarebbe una benedizione: niente seggi persi, quota di voti di Italexit ripartita tra tutte le forze dell’arco parlamentare che avranno superato lo sbarramento, con ulteriore profitto politico per il centrodestra che sarà probabilmente la coalizione più votata.

Naturalmente la persistenza di queste sacche di scetticismo verso le politiche sanitarie dei precedenti governi e la nascita di nuovi partiti radicali capaci di farsene interpreti costringe i partiti di destra ad ammiccare ai No-vax, pur in maniera implicita, e a coltivare una certa ambiguità di fondo sulla gestione della pandemia a cui hanno fino ad oggi partecipato come forze di governo nazionale o regionale.

Lo scenario più complicato per il centrodestra sarebbe quello che vede Italexit entrare in parlamento e sfidare Lega e Fratelli d’Italia proprio sulla gestione della coda della pandemia oltre che sull’economia. Un’eventualità che potrebbe provocare subito delle spaccature tra le varie correnti dei partiti del centrodestra.

La speranza è che questa resti solo un’ipotesi di scuola perché significherebbe che la pandemia sarebbe definitivamente sotto controllo. A ogni modo, però, sia sul lato sanitario che su quello economico la presenza di un elettorato così radicalizzato e di nuovi partiti come Italexit può rappresentare un problema per il centrodestra e il suo possibile futuro al governo, soprattutto se l’emergenza economica e quella sanitaria dovessero sommarsi.

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