Prima di iniziare quest’articolo c’è bisogno che io racconti due cose su di me a chi non mi conosce per niente, e anche coloro che mi conoscono solo per questa giovane rubrica di disagio e pessimismo. 

Io sono, oltre che un’autrice, principalmente, un’attrice. Sono diventata famosa nel 2015 sul web con il personaggio di Martina dell’Ombra, un personaggio di finzione, che è stato preso per vero, ma che nella realtà non esiste, come Paperino, Babbo Natale, Di Maio. Per anno ho ricevuto centinaia di migliaia (non è un’iperbole ma un numero reale) di insulti, in tutte le forme, da chiuque e su tutti i social.  Soprattutto insulti a sfondo sessista. 

Ho sempre pensato che il motivo di questa incredibile mole di insulti fosse il fatto che le persone, prendendo per vero il personaggio di Martina dell’Ombra, impazzissero a sentire quelle idee così scorrette, offensive, espresse con così tanta leggerezza, e, non capendo l’intento satirico, che questo esacerbasse i loro più bassi istinti di aggressività. 
Eppure qualche settimana fa, per la prima volta, ho pubblicato sui social un video dove parlo come me stessa. Un breve estratto di un mio live di stand up comedy, dove parlo, nello specifico di sesso orale. 

Onestamente la battuta pubblicata, nonostante l’argomento, non è neanche particolarmente volgare.

Nello specifico, nel pezzo, dico che mia madre, in merito al sesso orale, mi ha sempre detto: “Federica, io la fellatio non la pratico, perché io sono una donna pensante” e rifletto sul fatto che questa sua affermazione è veramente strana perché forse lei non lo sa, ma durante la fellatio si pensa tantissimo. 

Solo che nel video non ho usato la parola “fellatio”, anche perché c’era il concreto rischio che il pubblico non capisse a cosa mi stessi riferendo, ho usato la parola “pompino”. Non lo avessi mai fatto. 

Sotto a quel video- che ha superato, in brevissimo tempo, due milioni di visualizzazioni- ho ricevuto più insulti di quanti ne abbia mai ricevuti in dieci anni di video di satira fatti con il mio personaggio fittizio.

Gente che mi da della poco di buono (non in maniera così gentile), gente che mi dice di vergognarmi, gente che mi dice che sono la rovina di questo Paese (e io che pensavo che la rovina di questo Paese fosse l’evasione fiscale). Persone che urlano allo scandalo, persone che mi augurano di morire tra atroci sofferenze. E tutto non per una provocazione, non per una performance che trae inganno, ma per la semplice colpa di aver parlato di sesso orale. 

A questo punto capisco che forse è proprio questo, uno dei più grandi problemi di questo Paese. Non il sesso orale, ovviamente. Ma il sesso, di per se’. 

Il fatto che abbiamo un problema con il sesso, la sessualità, l’educazione sessuale- e sentimentale- è chiaro a tutti almeno dai tempi del Bunga Bunga. Ma la risposta a quegli anni di sessismo, machismo, patriarcato ed oggettivazione sessuale mi sembra che sia un ritorno del bigottismo più estremo, in nome di un qual certo “buongusto”, che in realtà nasconde il classico bigottismo democristiano. 

Visto che sono, nella migliore delle ipotesi, accusata di volgarità, voglio ora elencare le 10 cose che sono più volgari del sesso orale: 

- Non mettere un deodorante adeguato all’attività delle proprie ghiandole sudoripare. Volgarità. 

- Spezzare gli spaghetti prima di buttarli nell’acqua. Volgarità culinaria. 

- Affollarsi ai buffet. Volgarità anni ‘80. 

- Mangiare i mandarini in treno. Volgarità e inciviltà. 

- Mandare le email di lavoro dopo le 20.00, il sabato, la domenica, il 24 Dicembre, il 25 Dicembre, il 26 Dicembre, il 1 gennaio (quando la gente sta in hangover), alle 5 di mattina (quando chi scrive sta in hangover), e soprattutto apporre il “cordiali saluti”, il più passivo aggressivo dei saluti di congedo. Volgarità e molestia.

- Girare per strada in monopattino. Volgarità e pericolo pubblico.

- Mettere musica reggaeton ad alto volume. Volgarità e imbarbarimento. 

- Mettere troppo ghiaccio nei cocktail. Volgarità e annacquamento. 

- Litigare in un talk show televisivo mentre si parla di argomenti delicatissimi che hanno a che fare con la sofferenza umana, sopraffacendo con le proprie urla anche la voce del conduttore che sta facendo finta di cercare di zittirci mentre in realtà fomenta la discussione per riempire il vuoto televisivo, il vuoto di concetto, il vuoto dell’anima, e in questo modo alzare lo share della trasmissione. Volgarità televisiva. 

- Insultare qualcuno. Volgarità assoluta.

E proprio per incarnare il massimo dell’eleganza ho deciso di fare un mio podcast, a tema sesso. Si chiama “Piacere Mio”, in onda da martedi 24 maggio su OnePodcast e su tutte le piattaforme di streaming.

Chi non lo ascolta… è volgare. 

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