- La partigianeria per Matteo Renzi ricorda quella per i giocatori d’azzardo che tra fortuna e ingannano, ammiccamenti e sotterfugi (il “giocare bene” appunto) tengono sotto scacco il rivale e il pubblico.
- Chiamarla politica, nel paese che ha dato i natali a Machiavelli, è quasi un’onta. Plebiscitarismo da Colosseo; lotta di fazione.
- La rivalità che anima il senatore di Rignano è personalistica: Giuseppe Conte è stato il suo nemico.
Il pubblico che ha assistito alle manovre renziane è come quello delle gare sportive: giudica l’agire politico come un gioco, per vedere vincere e cadere. L’adrenalina dei media mentre ci traghettato in questa giostra (che è la crisi di governo) non è diversa da quella che agita i balinesi che assistono al combattimento dei galli.
La partigianeria per Matteo Renzi ricorda quella per i giocatori d’azzardo che tra fortuna e ingannano, ammiccamenti e sotterfugi (il “giocare bene” appunto) tengono sotto scacco il rivale e il pubblico. Una lotta individuale e individualista, con regole che non consentono prigionieri.
Chiamarla politica, nel paese che ha dato i natali a Machiavelli, è quasi un’onta. Plebiscitarismo da Colosseo; lotta di fazione. La rivalità che anima il senatore di Rignano è personalistica: Giuseppe Conte è stato il suo nemico.
E l’obiettivo? A seguirne le mosse sembra che l’obiettivo di Renzi sia Renzi, il suo interesse in sento lato, politico perché imprenditoriale. Da leader del gruppo secessionista Italia Viva e portavoce del Future Investment Initiative ha dimostrato che quel che ostacola i suoi piani non ha scampo. La discussione sul Recovery Plan che paralizzato il Paese interessava al Senatore nella misura in cui portava al fallimento Conte.
Dire, come ha fatto in alcune interviste che Conte, non è un politico mentre lui lo è, ci conferma nell’idea che l’arena balinese sia il suo paradigma politico. Nel quale si situa anche un’obiettivo antico: allargare il centro neo-liberale e nanizzare quella timida sinistra rimasta nel Pd (e che ancora di recente ha creduto ingenuamente di poter tenere Renzi dentro il proprio campo).
E intanto Renzi si presenta come “costrutture” e sfida i partiti, il Pd in particolare, a non essere distruttori - lui che ha distrutto un governo mentre il Covid mieteva morti.
L’incarico esplorativo a Roberto Fico è servito a gonfiare la retorica dei programmi che “vengono al primo posto”. Ora, il nome di Draghi è bastante e Iv compra a scatola chiusa.
Sostenedo Draghi, il senatore pensa di ricostruirsi una legittimità politica, di farci dimenticare la sua guerra civile.
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