A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina è necessario continuare a tenere molto alta l’attenzione sullo stato della sicurezza alimentare e sui riflessi che si sono generati in particolare nei paesi più fragili.

Gli effetti della pandemia

È bene ricordare che già prima gli effetti della pandemia avevano aggravato non poco la situazione. I dati più recenti ci parlano di oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame, e di circa 220 milioni che stanno vivendo una condizione di insicurezza alimentare acuta, ossia non riescono ad accedere a cibo sufficiente.

Questo è vero soprattutto nelle aree rurali più remote, dove i mezzi di sopravvivenza primari sono stati devastati dall’instabilità economica, dai conflitti o da condizioni meteorologiche estreme come siccità o inondazioni. Il cambiamento climatico ha reso evidente il mutamento di fase che stiamo vivendo.

Dalla devastante alluvione in Pakistan, alla quinta stagione di siccità nel Corno d’Africa fino al pesante impatto sulle produzioni di cereali in Canada come in Francia, a tutte le latitudini viviamo ormai l’impatto di questa trasformazione che ci pone di fronte alle sfide dell’adattamento dei sistemi agricoli e alimentari. Il conflitto si è inserito in questa fase già delicata e ne ha ulteriormente accentuato i rischi.

Cibo e fertilizzanti

La Federazione Russa e l’Ucraina, come oramai è noto, sono i principali fornitori mondiali di cereali e olio di girasole, mentre la Federazione Russa è anche uno dei principali esportatori di fertilizzanti ed energia. Nel 2021, il paese era il principale esportatore di fertilizzanti azotati, il secondo di potassio e il terzo di fertilizzanti al fosforo.

Il conflitto ha determinato un aumento dei prezzi e una riduzione delle disponibilità che anche in questo caso stanno colpendo prima di tutto i paesi più vulnerabili anche perché fortemente dipendenti dalle importazioni da pochi paesi.

Il piano per la sicurezza

In Ucraina, la Fao sta lavorando con i suoi operatori a un piano che prevede una mobilitazioni di risorse per circa 200 milioni di euro attorno a tre obiettivi primari: ripristinare la sicurezza alimentare per mezzo milione di famiglie rurali attraverso la fornitura di sementi, mangimi e denaro; ripristinare la produzione e le catene del valore fornendo generatori, sementi, unità di stoccaggio; rafforzare i servizi critici del sistema agroalimentare supportando test e certificazioni per rotte alternative di esportazione del grano, ripristinando i servizi veterinari, collaborando con organizzazioni specializzate per facilitare la rimozione di pericoli esplosivi dai terreni agricoli. L’attuale crisi alimentare globale è iniziata quando i prezzi agricoli, ma anche di fertilizzanti e carburante, hanno raggiunto livelli record nel marzo 2022.

Di fronte a questa situazione, i governi dovrebbero sforzarsi di mantenere aperto il commercio di questi beni; evitare divieti di esportazione o sovvenzioni all’importazione, e impegnarsi per un’alimentazione nazionale completa con politiche pubbliche incentrate sulla sicurezza alimentare e nutrizionale.

Diventa sempre più decisivo inoltre lavorare per la trasparenza dei mercati agricoli e alimentari, con la condivisione delle informazioni e l’utilizzo di sistemi di monitoraggio che aiutino a stabilizzare le situazioni in particolare nei momenti complicati come quello che stiamo attraversando.

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