Una delle elezioni più importanti degli ultimi anni avverrà dopo una campagna elettorale estiva. La moneta corrente delle nostre società avanzate è l’attenzione, lo sanno bene le piattaforme social. In un contesto di campagna elettorale compressa ed estiva, dove l’attenzione come risorsa sarà più scarsa del solito, il pericolo del cosiddetto "voto di pancia” è dietro l’angolo.

Curiosa espressione quella del voto di pancia, che non è affatto di pancia ma si basa sulla tendenza a semplificare scelte e decisioni che ognuno di noi fa nel tentativo di essere un risparmiatore cognitivo.

Qualche anno fa, due scienziati politici americani scrissero un libro, Democracy for realists, in cui raccolsero le tante deviazioni trovate in vari studi dall’idea romantica dell’elettore che valuta la scelta di voto in base ad una raccolta di informazioni sui vari candidati o partiti ed una valutazione dei loro programmi.

Esistono anche questi cittadini, ma sono ostacolati dal tentativo dei partiti come anche dei candidati di usare a loro vantaggio lo scarso capitale attenzionale che ognuno di noi possiede, e che alcuni segmenti delle nostre società possiedono ancora di meno per via delle loro condizioni socioeconomiche.

Programmi vaghi, slogan, proposte già fatte in passato e per questo maggiormente familiari prevalgono sul resto. La tendenza a sostituire la domanda «E’ questo il partito o candidato con le ricette giuste per migliorare la mia vita?» con la domanda più semplice «Mi piace questo candidato o il leader di questo partito?» è un esempio comune di cosa può accadere.

Per questo, da un lato ci troviamo con i cittadini, noi tutti, che necessariamente dobbiamo trovare strategia per semplificare le nostre scelte e dall’altro ci sono i partiti e candidati che rendono sempre più difficile una valutazione di merito di ciò che propongono di fare. 

Anche perché spesso la vera e significativa differenza è nel come si vuole fare qualcosa che implica una valutazione ancora più dettagliata sul cosa si voglia fare. Si presume che tutti vogliamo la transizione ecologica, il problema è come farla.

Come uscire da questa situazione? La complessità aumenta e le nostre risorse per comprenderla e affrontarla diminuiscono.

Esperti o regole chiare

La soluzione migliore a lungo termine è piuttosto chiara ma lontana. Una popolazione che abbia maggiore capitale attenzionale per scegliere la propria politica è una che ha sufficiente benessere sociale ed economico da potersi permettere di non dover pensare alle difficoltà quotidiane.

Nel breve periodo però questo non aiuta. Una soluzione sarebbe il delegare ad attori fidati che hanno le risorse per fare questo lavoro di analisi. È quello che è successo anche in passato, ci si fidava di quello che diceva il proprio quotidiano di riferimento, la persona stimata nel proprio circolo sociale o in famiglia, la Chiesa, e così via.

Quella tendenza al fidarsi è però anche in crisi. Le ragioni sono tante e sono state discusse in fiumi di inchiostro. Esperti, i media sono attori fondamentali in questo gioco di delega, ma se non c’è un rapporto di fiducia, la delega non funziona.

Cosa rimane allora? Rimane, forse, il tentativo di trovare delle poche regole che possano allertarci sul fatto che la nostra scelta potrebbe essere sbagliata.

Poche domande che possiamo porci per fare una prima selezione e queste potrebbero essere: 1) Il partito o candidato che mi piace fornisce dei dettagli sul cosa e come vuol fare qualcosa? 2) Il partito o candidato che mi piace promette tanto o poco? 3) Il partito o candidato che mi piace ha già fatto cose che hanno funzionato per migliorare la vita di persone come me? 4) Il partito o candidato che mi piace dice chiaramente quale sarà l’ordine delle priorità che vuole affrontare?

Usando queste quattro scorciatoie non vi è garanzia di non fare errori, ma scegliendo un candidato o partito che fornisce i dettagli, promette poco, ha fatto qualcosa di buono per qualcuno come noi in passato e ha delle priorità chiare, si può limitare la possibilità di scegliere completamente di ‘pancia’. 

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