Il razzismo è becero e violento nei confronti di qualunque società e gruppo di persone. Distinguere forme di razzismo, quasi che esistessero razzismi più gravi e più lievi, come farebbe il disegno di legge sull’antisemitismo firmato dall’ex ministro del Pd rischia di alimentare ancora più discriminazioni
Nel feroce coacervo di pulsioni identitariste, di dichiarazioni di disprezzo verso altri popoli, di manifestazioni di odio, ci mancava solo il razzismo positivo. L’espressione può sembrare un ossimoro, ma in realtà abbiamo già assistito ad alcune sue applicazioni. Si tratta di emanare provvedimenti a favore di qualche gruppo, che per essere individuabile deve necessariamente essere etnicizzato se non razzializzato.
Le affirmative action statunitensi avevano come fine una sorta di risarcimento dei nativi, per tutte le violenze subite. Bisognava però decidere e definire chi era “nativo” ed ecco che si cade inevitabilmente in un modello classificatorio, che inchioda le persone a un marchio.
Anti-antisemitismo
Leggendo il testo del ddl presentato da Graziano Delrio e sostenuto dai riformisti del Pd, non possono non tornare alla mente le parole di Jean-Paul Sartre: «È l’antisemitismo che ha creato il semita», pronunciate i tempi terribili, non certo paragonabili all’oggi. Ma quella frase può anche essere declinata in modo positivo – l’anti-antisemitismo finisce per creare il semita – ottenendo lo stesso risultato: accomunare tutti gli ebrei in una unica categoria.
Criticare gli ebrei in quanto tali diviene reato? Giusto, ma non lo sarebbe anche dire che «i somali sono solo spazzatura»? Se vogliamo essere obiettivi, condanniamo il trumpismo, almeno moralmente, invece di nasconderci dietro a un vigliacco silenzio.
Insultare i rom o i musulmani o definire i palestinesi in quanto tali come terroristi non è equiparabile forse al farlo nei confronti degli ebrei o di qualunque altro popolo? Possibile che non riusciamo a non essere discriminatori neppure a fin di bene? Senza contare che, come ha fatto giustamente notare Gad Lerner, questa legge speciale: «Pur con le migliori intenzioni finirà solo per fomentare il pregiudizio antisemita e metterci ancor più nel mirino?».
Universalismo
«Tutti i razzismi sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri» avrebbe detto Orwell. Distinguere forme di razzismo, quasi che esistessero razzismi più gravi e più lievi, questo è il risultato. Pur nelle sue innumerevoli forme e trasformazioni, il razzismo è becero e violento nei confronti di qualunque società e gruppo di persone.
In un momento in cui assistiamo a pericolosi e prepotenti rigurgiti di nazionalismi e fascismi, la sinistra dovrebbe battersi per rilanciare e sostenere valori universali e universalisti, che attraversino le barriere che ci dividono. «La grandezza dell’uomo è di essere ponte» ha scritto Friedrich Nietzsche, davvero siamo così piccoli da saper solo erigere muri?
Invece di fare decreti pelosi, per captare qualche voto, perché non ci opponiamo davvero contro ogni forma di razzismo? E guardate che per farlo non c’è bisogno di riempire altre pagine inutili, né di perdere tempo in discussioni para-ideologiche: basta la Costituzione. Non occorre neppure scorrerla tutta, all’articolo 3 recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
So che a qualcuno non piace la parola “razza” (nemmeno a me piace), perché è ormai dimostrato che l’umanità non è divisa in razze, il problema è che il pensiero razzista continua a persistere, eccome. Allora, se vogliamo essere precisi, aggiungiamo prima di razza, un “presunta”. Il colore della pelle o le fattezze possono essere un dato genetico, l’essere razzisti no.
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