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Cuori ultravivi in corpi anziani e reclusi: mia nonna e gli altri nelle loro celle domestiche

  • «Ora non vedo più nessuno», mormora mia nonna, «sto sempre qua». E sento rimbombare in me l’asfissia senza varchi di una casa più cella che dimora. Vorrei salvarla, regalarle ristoranti e passeggiate, ma non lo faccio, non lo so fare. E ora, dati i rischi, più lontani stiamo e meglio è.
  • Quant’è forte mia nonna, per quanto ancora sarà così forte?
  • Scrivo di lei per scrivere di molti, di tutti: mia nonna è una su chissà quanti milioni, storie simili e storie peggiori, gli anziani, si dice: gli anziani.

Certe volte, di sera, attorno alle sette, ricevo una chiamata da numero sconosciuto. Dall’altra parte ormai ho imparato che voce ci sarà: quella di mia nonna, la madre di mia madre, che non vedo da più di un anno, sebbene abiti a pochi chilometri da me. L’altro ieri per metà telefonata mia nonna ha pianto: a novembre è morto suo fratello, amatissimo, per Covid, e non l’ha saputo fino a qualche settimana fa. Gliel’hanno tenuto nascosto, per paura che ci restasse secca. Tra le lacrime mi rac

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