«Domenica andiamo a votare e ci andiamo a prendere il palazzo!», aveva gridato alle folle Gianluigi Paragone. Forse intendeva dire che andrà a occupare il Leoncavallo o anticipava una mossa al Monopoli, voleva prendersi Largo Augusto, non lo sappiamo.

Se poi davvero era convinto di prendersi il parlamento, beh, fa quasi tenerezza. Non la stessa tenerezza di Matteo Salvini che in 24 ore è passato, più o meno, dal «non ha mai lavorato» di Silvio Berlusconi al «non comincerà certo con me» di Giorgia Meloni, ma comunque molta tenerezza.

Perché dopo aver trascorso gli ultimi due anni a fare pesca a strascico di tutti i casi umani possibili da convogliare all’interno di Italexit, non l’hanno votato neppure i casi umani. Che sono tanti, sia chiaro, ma forse non amano specchiarsi in un leader, del resto l’autoconsapevolezza è dolorosa, si sa.

Bisogna anche dire che purtroppo per Paragone la pandemia gli ha remato contro.

Lui sperava in una nuova ondata settembrina, in una bella variante ibizenca che costringesse il governo a rispolverare green pass e mascherine, e invece niente, nessuna nuova norma igienico-sanitaria da rispettare, neppure l’obbligo di lavarsi le mani prima di mangiare.

E dunque, tutta la sua ciurma di medici no-vax, gli anti sistema sciroccati, i rettiliani, gli adoratori dell’uomo lucertola, gli “abbracciatori di alberi” è diventata improvvisamente inutile.

Del Covid non gliene frega più niente a nessuno, i no-vax sono diventati no sic, alcuni sono addirittura passati al livello pro, credono che le scie chimiche decidano il livello di siccità del pianeta.

Insomma Paragone s’è ritrovato- dicono- a cercare di convincere il dottor Andrea Stramezzi a sostenere che la siccità sia colpa dei vaccini perché i vaccini assorbono vapore acqueo e i vaccinati in effetti, se ci si fa caso, sono molto umidi, ma neppure Stramezzi se l’è sentita.

E quindi nulla, a pochi giorni dalle lezioni Paragone, non sapeva che fare. Postava foto di bambini davanti a negozi di giocattoli chiusi e la scritta drammatica “Io non dimentico”. Insomma, puntava sull’olocausto dei bambini senza macchinine dei pompieri in pandemia.

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Provava, dicono i suoi fedelissimi, pure a improvvisare degli spillover fai da te, l’hanno visto tentare di far accoppiare un istrice con il golden retriver del vicino, ma niente, neppure un nuovo ceppo di raffreddore. Ha ricordato anche il povero Luc Montagnier, pace all’anima sua, perché «Montagnier aveva ragione!».

In effetti tutti noi vaccinati siamo morti o diventati autistici come da lui profetizzato e nel mondo è rimasta solo una zattera che galleggia nel Pacifico con Paragone, Diego Fusaro e la questura Schilirò sopra, a remare.

Aveva perfino tentato il colpaccio incatenandosi con i tassisti davanti ai palazzi del potere e sperando in qualche voto se non dei no-vax almeno dei no-pos, ma niente, quelli chissà come mai gli hanno preferito Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Insomma, una gran fatica per niente.

Resta da capire in quale nicchia di anti-sistema tenterà ora di infilarsi il più cialtrone dei cialtroni, prima che capisca un concetto semplice: il rumore nelle piazze complottiste e sui social non corrisponde a una pioggia di voti.

Nel frattempo, consiglio a Paragone di abbandonare i forum “Noncielodikono” e di provare a frequentare quelli “Trova Lavoro”.

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