Ciò che è accaduto in Romania, con l’intervento della Corte che ha annullato il voto, stupisce solo chi non vuol riconoscere il nodo cruciale delle straordinarie trasformazioni in atto: il conflitto tra un modello di governo a trazione giurisprudenziale e uno a trazione esecutiva, a tutto danno della tradizionale “democrazia legislativa”
Quanto accaduto in Romania lo scorso venerdì è segno di una transizione epocale con tutta l’eclatanza del caso: la Corte costituzionale ha annullato l’esito del voto popolare alle elezioni presidenziali. È l’ennesima, vivida incarnazione del crescente conflitto tra i poteri dell’esecutivo e quelli del giudiziario, tipico delle attuali transizioni di sistema. A due giorni dal ballottaggio tra Călin Georgescu, indipendente filorusso con posizioni ultranazionaliste e antieuropee, e la liberal-prog


