Gli imperi sono al fondo profondamente provinciali, attenti e rapacemente capaci di operare per il loro interesse, come le nazioni ma con un potere incomparabilmente superiore.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha al meglio rappresentato questa disposizione imperiale.  Atteso da milioni, in Europa e altrove, il suo discorso tenuto nella cornice europea del castello di Varsavia è stato deludente a dir poco.

La retorica è una grande arma, muove le emozioni parlando alla ragione in maniera indiretta perchè induce chi ascolta a interpretare e, nel fare questo, a partecipare con ragionevole competenza.  L’ermeneutica è il linguaggio della ragione critica – questo rende quello dell’oratore un ruolo politico cruciale.

Il destinatario

Dunque, l’oratore Biden aveva di fronte a sè i popoli dell’Europa, dall’Atlantico agli Urali, e – a distanza—il suo popolo. Ha parlato prima di tutto a quest ultimo, con il pensiero probabilmente rivolto alle elezioni di midterm, il prossimo novembre, con le quali i cittadini americani rinnoveranno parte del Congresso. Sono elezioni cruciali per la presidenza Biden e per i democratici, che tutti i sondaggi danno per sconfitti.

Da Varsavia, Biden ha fatto la sua campagna elettorale, parlando ai falchi e alle colombe di casa sua – ha toccato i cuori con i riferimenti lacrimosi ai bambini alle madri e alle nonne ucraini rifugiati in Polonia; ha soddisfatto gli strateghi distinguendo il popolo russo dai suoi governanti; e ha parlato ai guerrafondai con il riferimento al Cremlino come sede di un tiranno che sarebbe meglio non avere.  Ha insomma fatto gli interessi della sua parte.

Da Varsavia, a una distanza di gettata missilistica dall’Ucraina. L’impero degli Stati Uniti, come tutti gli imperi, ha il proprio interesse al primo posto – realisticamente. Il fatto è che la parte che egemonicamente rappresenta – le democrazie dell’Occidente – non ricaverà oggettivamente molto dal suo protagonismo.

Si sperava che col suo viaggio in Europa Biden potesse lanciare un messaggio a Vladimir Putin, che aprisse a vicine  trattative con l’invasore per rendere le ragioni degli invasi non carta straccia. Forse le diplomazie si stanno muovendo dietro le quinte, mentre noi esprimiamo il nostro disappunto per l’oratore della Casa Bianca. Forse i protagonisti di questa diplomazia hanno perfino messo in conto il tono e i contenuti del discorso di Biden. Forse.

I fatti

Nei fatti, tuttavia, ciò che noi registriamo è altro.  Il discorso di Biden ci dice che gli Stati Uniti non possono o non vogliono avere una strategia tempestiva per risolvere la guerra sul suolo eurpeo.

Non ci è dato di sapere se tra gli obiettivi primari ci sia quello di lasciare che la Russia si impantani in Ucraina come gli USA si sono impantanati in Afganistan (dove l’Unione Sovietica si era prima di loro impantanata). Sappiamo però con certezza che avere un’Afganistan in Europa è oggi possibile; e sarebbe disastroso. Avrebbe un impatto micidiale sulle vite di tutti noi – una guerra di logoramento foraggerebbe gli affari sporchi del traffico di armi e di miliziani, aprirebbe una pustola capace di infettare la civilissima, pacifica e democratica Europa. Questo è il rischio che il discorso di Biden ci ha fatto vedere e che noi opinione pubblica europea dovremmo contrastare.   

Il messaggio più razionale che dobbiamo saper ricavare dal discorso di Biden è questo: l’Unione europea deve farsi velocemente adulta e capace di protagonismo e di governo del e nel suo continente. Chiusa la strada della Casa Bianca si apra quella di Bruxelles e di Strasburgo.

La Ue si faccia protagonista centrale e diretta nel lavoro sotterraneo di aprire le trattative con Putin e di operare a tutti i livelli per una pace giusta e duratura – non pace semplicemente. Difficile dire se Biden abbia calcolato questa possibile eventualità.

Sappiamo dalla stampa internazionale che negli incontri che hanno avuto con lui a Bruxelles prima del suo discorso di Varsavia, gli europei hanno fortentemente espresso la volontà di accelerare il cammino verso la trattativa, una posizione che Biden ha detto di appoggiare.

A Varsavia, Biden sembra aver voluto col suo parlare antidiplomatico e inopportuno lasciare agli europei il compito di procedere con protagonismo diretto. Questa è una lettura possibile, che cerca di dare ragionevolezza a una strategia retorica che è di difficile decodificazione.

A questo punto la Ue usi al meglio l'opportunità che gli è stata data – senta il dovere di prendere in mano il proprio destino, di occuparsi di volere ed di sapere ottenere una pace giusta e duratura sul proprio continente.

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