Il governo omnibus non si è ancora presentato alle Camere per il voto di fiducia e già alcune delle sue componenti si posizionano nel ring. Nel governo Conte bis era Italia Viva di Matteo Renzi a fare da opposizione interna, e sappiamo come è andata a finire.

Oggi è prevedibilmente la Lega a fare il gioco di partito di governo e di opposizione. Nel caso della Lega si può anche leggere la volontà del suo leader di marcare la sua leadership nel partito.

Essere fuori del recinto ministeriale fa buon gioco al populista Salvini, che può sfoderare le sue roboanti richieste e mostrarsi come uno che non si fa intimorire nemmeno da un governo con cotanto leader.

L’attacco di Salvini è in perfetta linea con la posizione che ha tenuto con quasi immodificata coerenza dal febbraio dello scorso anno: aprire, far correre l’economica, mettere in discussione la severità degli scienziati e dei competenti.  

E così è già partito l’attacco ai ministri della Salute e dell’Interno, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, il primo perché non rientra del modello lombardo preferito dai leghisti a prescindere dalla sua provata incomopetenza, la seconda perché nonostante le recenti aperture all’europeismo, la Lega resta pur sempre un partiti xefonobo e nazionalista. Ma è anche partito, durissimo, l’attacco al consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi, troppo severo per gli interessi produttivistici della base leghista, che vuole correre accettando i danni collaterali di ricoverati in terapia intensiva e di deceduti.

Gli esperti non esistono per Salvini; tutti loro sono partigiani: della prudenza, della immunizzazione, della chiusura delle attività commerciale se necessario, ma sempre partigiani.  Nulla di nuovo sotto il sole salvianiano. Se non che, fino a pochi giorni fa il leader leghista parlava dall’opposizione, un ruolo che naturalmente gonfiava le vele della retorica. E oggi?

Il nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi ha, nemmeno tanto velatamente, chiesto alla sua squadra di governo di non indulgere troppo nel parlare al pubblico prima che qualcosa non sia stato fatto. Però non tutta la maggioranza che lo appoggerà è dentro il governo.

Inoltre, nonostante tutto, la logica della divisione di poteri tra esecutivo e legislativo non verrà messa a tacere e non è sospesa. Non solo perché una qualche opposizione comunque esiste. Ma anche perchè una così larga maggioranza è troppo variegata per esprimersi con una voce sola.

E poi, stare nella maggioranza non è proprio la stessa cosa dell’identificarsi con il governo, come ci ha rammentato Italia viva. E così, ci si illude se si pensa che la litigiosità, la polemica, la permanente guerra di parole e accuse e ultimatum verrà a tacere.

Non ci può piacere, ma questa è la democrazia.   

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