Stanotte hanno alzato il tiro.

I droni, a cui siamo abituati da qualche giorno, sono arrivati nella notte in numero nettamente superiore e non sono stati più solo dei silenziosi osservatori della nostra navigazione pacifica, sono diventati strumenti di intimidazione violenta, di vera aggressione.

Prima la cosa più assurda: abbiamo ascoltato all'improvviso, dalle radio a breve gittata che usano i comandanti per la navigazione, arrivare musica a tutto volume, un pezzo degli ABBA. Uno scherzo? No, nessuno dei comandanti si è sognato di fare qualcosa del genere, a maggior ragione su un canale che si usa per motivi di sicurezza.

Poco dopo abbiamo iniziato a leggere sulle chat della Flotilla che su alcune barche sono state sganciate polveri urticanti e abbiamo iniziato a vedere i lampi di luce delle esplosioni, alcune davvero vicine alla nostra barca. È andata avanti per più di tre ore, con alcune lunghe pause che facevano pensare che fossero andati via, per poi tornare.

Insomma qualcuno da remoto gioca, magari divertendosi pure, ad alzare il volume dell’intimidazione. Qualcuno, e non facciamo fatica ad intuire chi, vuole farci capire che può agire indisturbato ovunque, senza limiti e senza regole. Eravamo in acque internazionali, a poche miglia dalla Grecia, dall’Europa, ancora lontani dal nostro obiettivo.

Eppure i nostri aggressori hanno agito indisturbati per mostrarci i muscoli e farci sentire in pericolo, nella notte, sulle nostre barche a vela cariche solo di umanità e di desiderio di rompere un assedio criminale che non lascia passare aiuti umanitari dove persone che qualcuno gioca a disumanizzare muoiono tra bombe, carestia, assenza di strutture mediche, sadismo dello stato d’Israele.

Questa mattina le parole del ministro Tajani sono state debolissime: chiede di garantire la nostra incolumità, come è giusto che sia, ma dimentica totalmente di dire che si sia di fronte ad una aggressione criminale in acque internazionali, contro le barche disarmate di una missione umanitaria e pacifica. Un atto ingiustificabile da ogni punto di vista, da chiamare chiaramente e condannare, non certo da ridimensionare.

Noi intanto siamo in mare, e andiamo avanti malgrado i danni subiti da alcune barche, con la medesima, se non rafforzata, convinzione di essere dalla parte giusta della storia.

© Riproduzione riservata