Chi è in cerca di un buon investimento dovrebbe guardare con attenzione una pubblicità che propone un’operazione finanziaria davvero allettante a Milano, grazie al superbonus. Il rendimento è infatti del 10,5 per cento su base annua e l’intervento è rapido, si chiude in soli 9 mesi con il 7,88 per cento di rendimento lordo.

L’idea è semplice, farsi prestare i soldi da investitori per ristrutturare un condominio di una zona centrale di Milano come Viale Zara. Tutto legittimo, ma qualche riflessione dovrebbe aprirla rispetto a uno strumento di incentivo che è evidentemente sfuggito di mano. Nella proposta si spiega infatti che il rientro è garantito dal credito di imposta e dalla Legge di bilancio che copre il 110 per cento delle spese e che in poco tempo il guadagno è assicurato.

Lo stato italiano è infatti talmente generoso che non solo paga tutte le spese ai fortunati proprietari dell’immobile, ma garantisce un utile all’impresa che le consente di realizzare i lavori nei tempi stabiliti e c’è anche un bel guadagno per chi presta i soldi per l’intervento.

È davvero tempo di bilanci per il superbonus ma stavolta occorre mettere sul tavolo della discussione politica le questioni vere, uscendo dallo scontro tra chi demagogicamente chiede la proroga a vita e chi, come il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia, Daniele Franco, vorrebbero tagliare e basta perché preoccupati degli impatti sul bilancio dello Stato.

L’occasione potrebbe essere la strategia approvata pochi giorni fa dalla Commissione Europea, denominata Renovation Wave, che ha come obiettivo di accelerare la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Gli obiettivi sono chiari: aumentare il numero di interventi che realizzano rilevanti riduzioni dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra, dare priorità agli interventi che hanno obiettivi sociali per ridurre la povertà energetica, fare dell’edilizia pubblica il laboratorio di una innovazione profonda del settore.

Una vera proposta

I partiti invece di battersi per l’ennesima volta per la proroga del superbonus dovrebbero chiedere al governo di presentare una proposta coerente con gli obiettivi europei – che aiuterebbe ad attrarre risorse – e di rimettere finalmente mano al sistema degli incentivi per gli interventi. I problemi in particolare sono due.

È troppo generoso per interventi di cui beneficiano famiglie che non avrebbero bisogno di tutti quei soldi pubblici e al contempo lo è poco rispetto agli interventi davvero urgenti, quelli che le banche non finanziano per la condizione di difficoltà di tanti condomini. L’errore compiuto in questi anni è che si è intervenuti su una materia tecnica e complessa con la Legge di bilancio, quando avremmo bisogno di regolamenti e codici per fissare obiettivi, criteri e soprattutto introdurre sistemi di controllo che mancano totalmente.

La responsabilità del governo è evidente e non possiamo permetterci di rinviare il tutto alla prossima legislatura. Rischiamo infatti di gestire malissimo la chiusura del superbonus prevista nel 2024, con un settore che passerebbe dalla sbornia di fondi pubblici senza limiti al blocco dei cantieri in una congiuntura davvero difficile per l’economia. Per questo serve che il ministero della Transizione Ecologica e delle Infrastrutture, Enea presentino ora una proposta su cui aprire il confronto politico e tecnico.

Il cambio di approccio deve essere radicale, la sfida è di aiutare le famiglie a ridurre drasticamente le bollette, i consumi di gas, attraverso ristrutturazioni edilizie con cappotti termici, pompe di calore e pannelli fotovoltaici e non semplicemente di muovere cantieri a prescindere dai risultati. La ragione per cui in nessun paese del mondo si è mai arrivati a pensare di dare il 110 per cento della spesa per interventi come quello di via Zara a Milano è perché grazie a quegli interventi di efficienza chi abita nell’edificio andrà a risparmiare.

E quindi si tratta di un trasferimento di risorse che in alcuni casi è davvero scandaloso in un paese in cui i cantieri per l’edilizia popolare e le scuole faticano a trovare risorse pubbliche. Ci aspettano mesi difficili, per l’economia e per tante famiglie che l’inflazione sta portando sulla soglia della povertà, non possiamo permetterci di rinviare ancora riforme così importanti.

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