Durante la pandemia l’Italia ha riacquistato prestigio in Europa e anche nel mondo come non accadeva da decenni. Dopo essere stati attaccati per primi dal Covid, ne siamo usciti come il paese più coraggioso e organizzato, diventando il modello da seguire per come contenere il contagio.

Di colpo, con lo scoppio della guerra in Ucraina, stiamo scivolando tristemente verso il basso. La scorsa settimana quando si è trattato di ascoltare il presidente Volodymyr Zelensky, in aula ci sono stati più di 350 assenti. Segno di un diffuso sentimento filorusso che non si riscontra negli altri paesi europei, dove vedono in Vladimir Putin semplicemente un tiranno sanguinario. Stiamo ritornando un paesucolo, grazie ai partiti, non alle persone che invece si sono dimostrate generose e solidali.

Il clima avvelenato sulla guerra in Ucraina spinge l’Italia ai margini della visione occidentale, soprattutto per le idee contrastanti di Lega, Forza Italia e una parte consistente del Movimento 5 stelle. Paradossalmente sono agli opposti i più decisi e compatti: Il Partito Democratico e Fratelli d’Italia.

Quel senso di «né, né» della nostra politica viene adottato dal mondo della cultura e dello spettacolo, al contrario degli Stati Uniti, Francia, Germania, Gran Bretagna che si sono dimostrati un coro compatto.

Emmanuel Carrère, che si trovava a Mosca quando tutto è cominciato, così descrive la guerra su Le Nouvel Observateur: «Le persone mi hanno fatto giurare di non scrivere niente che possa farle identificare. Nel giro di qualche giorno si è raggiunto un livello di paranoia simile a quello del grande terrore staliniano. Gli ucraini sono eroi, mi diceva Irina, noi russi invece viviamo nella paura».

Il mondo della musica è stato tra i primi a condannare la guerra con forza: Steve Wonder, Elton John, Sting che è tornato a cantare Russians e David Gilmour, il grande chitarrista dei Pink Floyd, con il suo appello ai soldati russi: «Smettete di uccidere i vostri fratelli. Putin se ne deve andare».

Leonardo di Caprio ha donato 10 milioni di dollari, Sean Penn è in prima fila per il sostegno all’Ucraina con la sua associazione “Core” come ha raccontato a “Che tempo che fa” da Fabio Fazio e Mila Kunis con il marito Ashton Kutcher ha raccolto 30 milioni di dollari. È un lungo elenco.

In Italia la strategia è sempre quella di stare rintanati senza prendere bene una posizione, né a favore né contro. Qualche eccezione nel mondo della musica, come Vasco Rossi o Gianni Morandi che ha suonato in solidarietà con l’Ucraina, in piazza, nella sua Bologna.

Nicola Piovani si è espresso con fermezza contro l’invasione: «C’è un tempo per tacere e uno per parlare. C’è un tempo per ricordare le colpe della Nato e uno per aiutare un popolo di resistenti contro un tiranno invasore». E tutti gli altri artisti? Scrittori, attori, registi. In tournée?

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