Sembra quasi che gli uomini siano poco sensibili a certi temi perché sono abituati all’idea che tutto ciò che proviene da un loro impulso può trovare, prima o poi, non dico una giustificazione, ma una spiegazione
Stamattina ho fabbricato una frase, non importa se corretta: «Esiste gente che si eccita ammazzando, eppure nessuno pensa che ammazzare sia un’attività sessuale». Vediamo cosa ne ricaviamo.
Intanto: è vero che esiste gente che si eccita ammazzando? Ci sono i serial killer sessuali che provano eccitazione stuprando, torturando e uccidendo. Negli abissi della rete si trovano nicchie di pornografia che simulano omicidi. Esiste la guerra: è documentato che alcuni soldati provino euforia uccidendo. Tuttavia, in effetti, di norma non si accetta di annoverare l’omicidio fra le attività sessuali.
Ammazzare è un caso estremo, ma i casi estremi aiutano a capire. Il fatto che qualcuno si ecciti in senso erotico o quasi erotico facendo una cosa, non dà la possibilità di trattare quella cosa come sessualità.
Oppure sì? Forse è sessualità deviata, ma comunque sessualità, perché c’è eccitazione? Come mai diamo spazio a questa ipotesi? Se una cosa esiste, può diventare sesso? È come se un’idea filosofica sottostante, ma dominante, ci portasse a dare spazio a un certo tipo di giustificazione. A una razionalizzazione.
Su quel gruppo social
Facciamo un passo indietro. Negli ultimi giorni si è parlato dei gruppi social in cui alcuni uomini condividono le foto intime delle loro compagne e mogli. Lo fanno senza che ci sia consenso, trasformando donne ignare in oggetti per il gioco di un branco virtuale.
Ci sono stati commenti indignati, e si sono moltiplicate le analisi. La maggioranza delle reazioni che ho visto sono femminili. Con eccezioni su questo giornale, mi fa piacere dirlo, ma gli uomini che hanno espresso una sensibilità rilevante restano una minoranza. Mi sono dunque chiesta, e non è la prima volta, se agli uomini non importa poi tanto di queste cose. Non pensano sia un problema? Pensano che non li riguardi? Obbediscono alle regole di un sistema? Temono di dire “cose femministe”?
Se le reazioni maschili, che sono la conseguenza di uno stimolo al dibattito, sono state poche, possiamo essere abbastanza sicuri che a nessun uomo verrebbe in mente, in assenza di stimoli, di tirare fuori per primo l’argomento, di essere colui che denuncia. In questo caso ne ha parlato per prima Carolina Capria, ma comunque non accade quasi mai che queste denunce provengano da uomini. Per meschinità? Non so.
Si ha più la sensazione che la violenza, se non è fisica in senso stretto, evidente, e sotto il naso, non sia proprio percepita dal radar maschile. La soglia della percezione degli uomini è evidentemente alta. Un’ottusità del sentire. Del resto, si dirà, il corpo non è il loro. Eppure tutti i corpi sono umani, e non sentire il dolore degli altri è crudeltà. No?
Anche i cosiddetti “uomini buoni” spesso non hanno un radar buono. Gli racconti certe brutture, ti diranno: «Eh, del resto gli uomini fanno le guerre». Oppure: «Non ci sarei mai arrivato da solo, ma adesso che me lo spieghi…» Cioè a molti lo devi comunque spiegare: devi spiegargli che il gruppo Facebook “Mia moglie”, in cui dei tizi si scambiano le foto delle consorti ignare, è violenza sessuale, anche se non fisica. Molte di noi hanno subito pensato al caso Pelicot. Non so quanti uomini ci abbiano pensato all’istante.
Il tempo sottratto alle donne
Spiegare sempre le cose ovvie però è usurante: le donne passano la vita a educare. Tutto questo tempo in cui spieghiamo e sensibilizziamo (prendendoci insulti) è tempo mentale che sottraiamo ad altre imprese. È un’inefficienza esistenziale. In questo momento sto scrivendo un articolo, lo faccio per dovere politico. Lo scrivo quando potrei analizzare altre cose che mi interessano.
Ci sono, sempre in questo momento, uomini che stanno analizzando temi di ogni genere, mentre io ripeto concetti in teoria arcinoti, in pratica pare di no. Mentre scrivo il mio pezzo che forse non voglio scrivere, mi posiziono come “l’ennesima” che parla “di quelle robe lì”. Non mi diverto. Perché io le cose le so già, e perché alla fine mi deprimo.
Tornando al radar maschile: talvolta ho la sensazione che gli uomini siano poco sensibili a certi temi perché sono abituati all’idea che tutto ciò che proviene da un loro impulso può trovare, prima o poi, non dico una giustificazione, ma una spiegazione. È un’impostazione filosofica radicata. Razionalizzare. Anche le abitudini terribili possono essere inserite in una cornice che le razionalizza.
La cornice del sistema che razionalizza le gesta degli uomini, e tutti i loro sacri impulsi, è però davvero molto ampia. Sconfinata. Di fatto, non è una cornice. Le donne invece hanno sempre a disposizione una cornice minuscola. Si muovono a piccoli passi, dentro un quadretto.
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