- In molti paesi si osserva una spinta culturale conservatrice che mira a contrastare l’avanzamento di diritti e spazi di rappresentazione per gruppi politicamente minoritari, come le donne e le minoranze sessuali e razziali.
- In Italia, la strategia del contrattacco ha successo non tanto perché unisce la destra quanto perché divide la sinistra. Gli argomenti avversi al cambiamento si elaborano e consolidano anche in una parte del mondo progressista.
- Il problema non è la dialettica delle opinioni – per esempio nel dibattito sulla “schwa” – ma l’inquadramento delle questioni nei termini dettati dalla destra conservatrice: esagerazione del potere degli avversari e retorica vittimistica.
«Contrattacco», «rivoluzione», «controrivoluzione»: cambiano le parole ma non la cosa, ovvero la spinta culturale conservatrice che, in molti paesi, mira a contrastare l’avanzamento di diritti e spazi di rappresentazione per gruppi politicamente minoritari come le donne e le minoranze sessuali e razziali. Mentre nelle cosiddette “democrature”, in Russia o in Turchia, la tendenza autoritaria dei regimi si sostanzia in leggi apertamente repressive, in democrazie avanzate come gli Stati Uniti e



