- C'è qualcos'altro da aggiungere sul depistaggio orchestrato sul cadavere di Paolo Borsellino. In questi trent'anni centinaia e centinaia di mafiosi hanno salto il fosso, alcuni hanno raccontato tanto e altri hanno raccontato poco. Ma non c'è un solo rappresentante dello stato che abbia confessato qualcosa, nemmeno il più piccolo dettaglio.
- Per Cosa Nostra il muro di omertà è crollato, per lo stato no.
- Nelle prossime settimane conosceremo il verdetto del dibattimento sulle trame che hanno scaraventato il falso pentito Scarantino al centro dell'intrigo ma già ora, e al di là di quello che sarà la sentenza, abbiamo sufficienti elementi per capire come siano andate le cose.
Ma quante facce ha lo stato italiano? E quante ne mostra, o ne nasconde, in questa primavera che si prepara a celebrare i morti siciliani del 1992? Il processo sulle “deviazioni” intorno all'uccisione di Paolo Borsellino ce le presenta tutte, con una naturalezza così esagerata che fa paura. Perché c'è quella del pubblico ministero Stefano Luciani ma ci sono anche quelle dei poliziotti imputati, ci sono le facce dei magistrati che consapevolmente o inconsapevolmente hanno ceduto ai giochi spor



