- Sogno che il presidente dica ai giovani: comprendo la vostra disperazione, perché non c’è speranza.
- Sogno che dica agli ambientalisti, ai manifestanti, ai militanti: i vostri sforzi sono inutili, perché la macchina non può più fermarsi né sterzare.
- Sogno che, rivolgendosi alle donne in età fertile, dica loro che lo Stato che strenuamente le invita a procreare vuole da loro solo carne da contribuzione fiscale, ma in cambio non è disposto a dar loro nessun vero strumento di emancipazione.
Dal discorso di Capodanno del presidente della Repubblica nessuno si aspetta mai sorprese. Conforto, questo sì, il calore rassicurante dell’autorevolezza paterna. Il piacere fetale della gerarchia che, manifestandosi nella sua forma più bonaria, ci assicura che nonostante tutto un ordine esiste, e la nostra pur fragile spensieratezza è preservata. La sorpresa non è ammessa: nessuno la vuole, nessuno l’aspetta. Io, però, questa sorpresa mi limito a sognarla. È una puerile forma di fantasia



