Da un mese il Pd reagisce con ostinato silenzio alle notizie sulla presunta associazione a delinquere tra industriali delle concerie di Santa Croce sull'Arno (in provincia di Pisa), esponenti toscani del Pd e criminalità organizzata per smaltire illegalmente i veleni prodotti dalla lavorazione delle pelli. È un silenzio incomprensibile proprio perché giustificato con l'ipocrita formula che mescola a sproposito il garantismo e il «doveroso rispetto per il lavoro della magistratura». Per quello che si sa finora, la notizia è nei fatti accertati, non nei reati ipotizzati dalla direzione antimafia di Firenze. Dove accertati è un pietoso modo di dire, si tratta di cose note a tutti da sempre. Nel triangolo perverso tra industria, ambiente e politica, il caso di Santa Croce è ancora più grave di quello di Taranto. L’Ilva (con i Riva e prima di loro lo stato padrone) aveva la forza di imporre alla comunità lo scambio osceno tra posti di lavoro e inquinamento. In Toscana il settore conciario, frazionato in centinaia di imprese, per decenni ha sparso illegalmente veleni come scorciatoia per difendere se stesso e i suoi 6 mila posti di lavoro. Non sarebbe potuto accadere senza la solerte distrazione degli amministratori di comuni, province e regione. Tutti sapevano. Potrebbero il segretario del Pd Enrico Letta, pisano, il governatore toscano Eugenio Giani, o il suo predecessore Enrico Rossi dire: «Non immaginavo niente del genere»? No.

Il sistema

Questo non vuol dire che sono tutti complici e delinquenti. Al contrario, il ceto politico toscano, erede della solida cultura di governo amministrativo del Pci, è prevalentemente caratterizzato dall'onestà personale. E proprio questo è il problema: non ci sono mele marce, magari, è il sistema che è marcio, anche senza reati. Come al solito tocca alla magistratura dire che il re è nudo, e la politica finge di non capire e continua a parlare d’altro facendosi scudo della 'ndrangheta. Ma se gli industriali toscani chiamano un imprenditore in odor di mafia per fargli sotterrare i loro veleni sotto la strada regionale 429 in costruzione, gridare alle infiltrazioni mafiose significa fare gli scemi per non pagare il dazio. La 'ndrangheta è solo l’esecutore materiale, ma il mandante è l'industria. E la politica fa il palo che non vede un accidente, come quello della banda dell’Ortica, e si fa intercettare per tre anni senza accorgersene.

Fa sorridere anche l'ipocrita «rispetto per il lavoro della magistratura», del quale sembra rimasto ben poco da rispettare. Ma non hanno occhi per leggere? Dagli atti noti finora le accuse di associazione a delinquere appaiono deboli e non è da escludere che cadano. Pensano di cavarsela così? Il triangolo perverso tra industria, ambiente e politica è già dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio. Non c'è bisogno di attendere gli esiti dell'inchiesta per sapere che da anni sono in pericolo la salute dei toscani ma anche i posti di lavoro nelle concerie. Il Pd deve dire subito se e come pensa di salvare almeno una delle due cose.

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