Ancora una volta - ed è la seconda in relazione alla pandemia che ci assedia - il duo Ferragni-Fedez viene in soccorso della politica.  La prima fu l’appello per la raccolta di fondi per la costruzione di un nuovo reparto di terapia intensiva in una Lombardia il cui sistema sanitario regionale si era dimostrato incapace di far fronte alle centinaia di colpiti dal virus. La raccolta arrivò ai 5 milioni e ne beneficiò il San Raffaele.

La seconda è la richiesta di aiuto di ieri da parte del premier Conte a Fedez e moglie di lanciare un appello sui social per convincere giovani e giovanissimi a mettere la mascherina.

Ce n’è stato in realtà anche un terzo, non legato all’emergenza sanitaria quando la Ferragni accolse l’invito del direttore degli Uffizi a rendere appetibili soprattutto ai giovanissimi le bellezze dei musei fiorentini.

Potere degli influencer

Influencer è ormai un termine entrato nel linguaggio comune, ma è uno dei fenomeni più caratteristici della contemporaneità segnata dal passaggio alla sfera pubblica digitale. È una forma di opinion leadership con una potenza di fuoco mille volte superiore a quella "vecchi” ma sempre valida. Le differenze sono comunque evidenti.

Ieri lanciare un’idea o promuovere una causa richiedeva uno sforzo immane in termini di energie e risorse, il coinvolgimento per nulla scontato del sistema dei media classici, la pianificazione di campagne pubblicitarie e di PR, la disponibilità di celebrity e di testimonial a dare un volto alla costruzione di un’opinione. Il risultato era tutt’altro che scontato.

L’influencer di oggi, soprattutto se fa parte dell’olimpo dei big, con un semplice post sui social network raggiunge in un secondo milioni di follower con milioni a due cifre di interazioni (con l’importante corollario che ogni interazione porta denaro). Di Ferragni si parla di 74 milioni di interazioni e di Fedez di 20 milioni su Instagram. La capacità di attivazione di interesse dei due influencer è dunque rilevantissima, ed è per questo che il loro "attivismo’”è molto ricercato.

Re Mida

L’influencer è il nuovo ‘re mida’ della comunicazione, ha in mano un potere di penetrazione e di persuasione incalcolabile, un potere che non è legato a camarille, a proprietà di giornali, a frequentazioni di circoli esclusivi, né è basato su pressioni o ricatti.

In questo è molto democratico, perché chiunque può conquistarlo utilizzando le proprie capacità, i propri mezzi, e superare una selezione durissima, quella dei follower – che deve saper accaparrare. Questa corsa a chi è più influente la si osserva nei moltissimi tentativi di oscuri e meno oscuri personaggi di farsi largo nel ‘mercato delle influenze’ su Instagram e sulle altre piattaforme.

I politici guardano con invidia a chi è riuscito ad entrare nelle classifiche del ‘potere di influenza digitale’, essendo ancorati necessariamente alla sfera di azione analogica. Si tratta del resto di un expertise in cui eccellono i giovani delle generazioni Y e Z. Ma i più accorti hanno capito "come si fa” e si stanno attrezzando per ottenere la stessa capacità di trasformare il proprio messaggio in voti.

Like in voti

Non sempre funziona, dipende anche da chi è il ‘messaggero’, ma soprattutto dipende da qual è il messaggio. E poi i like non vogliono dire voti. Ma su questo si sono scritti volumi.  

Nell’attesa del successo, anche un capo di governo si inchina a chiedere il soccorso di chi il potere l’ha già e lo sa usare con successo. Sarà così che finalmente milioni di ragazzi-follower imiteranno Ferragnez.


Gianpietro Mazzoleni è autore con Roberta Bracciale de La politica pop online, edito da Il Mulino

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