Il coordinatore dei sindaci del Pd, nonché sindaco di Pesaro, sostiene l’urgenza di una legge elettorale proporzionale con sbarramento alto, 5 per cento, perché in questo modo si eviterebbe la disgregazione del quadro politico. Argomentazione assolutamente inesatta. Alle elezioni del 2018 le forze politiche che entrarono in parlamento superando lo sbarramento sono state sei: M5s, Pd, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Leu.

La frammentazione che si è determinata nel parlamento e che ha portato  alla disgregazione dei gruppi parlamentari, alla nascita di nuovi e del gruppo misto più numeroso, non è stata causata dalle piccole forze ma al contrario dalle grandi forze politiche che non hanno esercitato il ruolo di selezione della classe dirigente del paese e non hanno risolto i problemi delle correnti interne.

La debolezza della nostra democrazia si misura anche da quante volte è stata modificata la legge elettorale dal secolo scorso ad oggi. Siamo passati dalla legge Acerbo del 1923, nel 1946 al proporzionale puro, nel 1953 alla legge truffa come coniata dalle opposizioni, al ritorno nel 1954 al proporzionale, nel 1993 arrivò il Mattarellum, nel 2005 la legge Calderoli denominata Porcellum ed infine passando per l’Italicum oggi abbiamo il Rosatellum.

La legge elettorale è lo strumento che garantisce il funzionamento delle nostre istituzioni parlamentari e quindi della nostra democrazia e non può essere modificata a seconda della convenienza del momento: in nessuna democrazia la legge elettorale è stata cambiata come invece accaduto in Italia.

Leggo con non poco stupore che Ricci sostiene che con un ritorno al proporzionale con sbarramento al 5 per cento il Pd diventerebbe il punto di riferimento del centrosinistra e le forze più piccole sarebbero “costrette a ragionare “ con il Pd, riferendosi a Verdi, articolo 1 e sinistra. 

Al di là della costrizione sottolineata da Ricci, che sottolinea una caduta di stile, non è con gli sbarramenti che si dialoga ma con  la condivisione  di contenuti, proposte e di quale progetto si propone per l’Italia.

Noi di Europa Verde-Verdi non comprendiamo la posizione del Pd sul ministro Cingolani che non solo ha avviato una campagna di paura sulla transizione ecologica, ma che sta letteralmente sabotando le politiche sul clima.

Cingolani ha lavorato in modo che l’Italia non si opponesse alla proposta francese di inserire il nucleare nella tassonomia che sottrarrà risorse alle rinnovabili e su questo il parlamento è stato silente. Sul caro bollette invece di tassare gli extra-profitti incassati dalle aziende energetiche a causa della speculazione dei prezzi sul gas, pari a 4 miliardi di euro per il solo 2021, ha tassato le energie rinnovabili mentre fa la guerra al piano Verde UE Fit for 55 e ha rinviato la tassa sulla plastica.

Ed è singolare che questo governo abbia recuperato il Ponte sullo stretto di Messina andando a rifinanziare per l’ennesima volta con oltre 50 milioni di euro la progettazione di questa folle opera simbolo dello sperpero di denaro pubblico.

Se il Pd riterrà di usare il proporzionale con sbarramento al 5 per cento per realizzare una sorta di annessione politico-elettorale allora sta sulla strada sbagliata almeno per quanto riguarda la storia dei Verdi, che sono stati i fondatori dell’Ulivo e che storicamente nella loro autonomia elettorale hanno sostenuto e contribuito alla vittoria di molti sindaci del centro sinistra eleggendo oltre 60 consiglieri comunali alle ultime elezioni amministrative.

Con o senza sbarramento elettorale la lista di Europa Verde sarà presente alle prossime elezioni politiche e saremo protagonisti di aggregare il mondo progressista e civico che oggi non trova una sua rappresentazione nel panorama politico di cui vi è una grande necessità e alla nostra conferenza programmatica di marzo lanceremo questa proposta al paese.

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