Su Repubblica, Luigi Manconi ha sostenuto che il saluto romano di Acca Larentia non dovrebbe ricevere sanzioni penali, anticipando in parte le conclusioni della Cassazione. Quel saluto, sostiene Manconi, fu «un rituale funebre in omaggio a persone delle quali si condividono l’identità politica e i valori», pubblico sì, ma in fondo «piegato al proprio interno e all’interno della propria comunità», e per questa ragione privo di «valenza istigativa» o «rischio emulativo», come invece sarebbe accaduto se  il gesto si fosse collegato «all’uso della violenza» o si fosse rivelato «strumento di istigazione di reati». Per queste ragioni Manconi si oppone anche allo scioglimento d’autorità di Forza nuova: perché la libertà di pensiero va tutelata, «quando si tratti di mera espressione di idee, comprese le più ignobili». 

Queste argomentazioni non convincono. La parata di Acca Larentia non è stata una commemorazione privata, ma una «coreografia fascistica», come scrive lo stesso Manconi, una coreografia che «alimenta il rancore e il revanscismo». Commemorare i morti in quanto morti di una parte o parti della propria identità non richiede di disporsi in una maniera specifica sulla pubblica strada, con camicia nera e di fare  il saluto romano. Ad Acca Larentia è andato in scena un rito pubblico, e i riti servono a comunicare intenzioni e spronare all’azione. Quella commemorazione non era un articolo revisionista su una rivista scientifica o l’intervento a un convegno. Era una rivendicazione rabbiosa di identità, la rievocazione nostalgica del passato e un atto comunicativo di convinta adesione a un’ideologia. Si può commemorare istigando e spronando.

Contro la Costituzione

L’ideologia rivendicata dai convenuti ad Acca Larentia è contraria allo spirito della Costituzione vigente e intrinsecamente violenta. Se una persona difende con argomentazioni un’ideologia contraria alla Costituzione vigente nella discussione pubblica, questo è esercizio della libertà di pensiero. Lo stesso se difende l’uso della violenza. Qualsiasi idea deve avere cittadinanza, perché anche le idee errate o ignobili servono a correggere le mezze verità o a rafforzare la nostra convinzione delle verità, come ha sostenuto John Stuart Mill in On Liberty (1859).

Ma se qualcuno rivendica un’ideologia contraria alla Costituzione vigente non con argomentazioni, bensì impersonando col suo corpo e i suoi gesti la sovversione, questa è una minaccia. Forse è una minaccia risibile, perché non ci sono le condizioni perché si attui: chi raccoglierebbe l’invito alla rivoluzione fascista? Forse pochi. Forse non ci sono gli estremi di una ricostituzione del partito fascista. Ma rimane una minaccia. Se qualcuno rivendica col suo corpo e con simboli pubblici l’uso della violenza, questa è una minaccia. E in questo caso è anche un’istigazione alla violenza, dato che è letteralmente un gesto che indica l’opportunità della violenza e la sua praticabilità. Può essere una istigazione che non avrà successo. Ma l’atto comunicativo e le intenzioni sono chiare. 

E tuttavia si possono avere riserve sull’opportunità di sanzionare penalmente minacce di questo tipo. L’argomentazione della clandestinizzazione, per esempio, è  efficace: meglio per la democrazia che il dissenso, anche sovversivo, sia pubblico, piuttosto che diventi eversione nascosta, come già accaduto in anni tremendi della storia della Repubblica.

Ma ciò non vuol dire che non ci siano ragioni generali per la sanzione. Vuol dire che ci possono essere ragioni politiche per attenuarla o evitarla, ragioni comprensibilissime. Ragioni che però potrebbero essere soverchiate da altre, perché c’è un altro livello da considerare. L’ideologia rivendicata simbolicamente dai partecipanti alla commemorazione ha prodotto vittime. Per dirla in maniera ancora più cauta: la realizzazione storica di quell’ideologia, il regime che pretendeva di incarnarla, ha prodotto vittime.

Vittime che sono state solo in parte risarcite o riconosciute (non si possono non ricordare le difficoltà che l’Avvocatura dello stato sta creando in alcuni processi per il risarcimento delle vittime del nazismo e del fascismo, raccontate da vari articoli nei giorni scorsi). Queste vittime, che non sono i militanti di sinistra, ma gli inermi cittadini, ebrei e non, che subirono la violenza fascista, sono offesi dal saluto romano. A queste vittime e ai loro discendenti si deve un rispetto che può giustificare la sanzione penale e la limitazione di certe manifestazioni, nello spirito della legge Mancino. L’apologia del fascismo va punita e la proposta di legge Fiano andrebbe approvata.

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