Per comprendere le dinamiche profonde che attraversano il paese in questa fase pre elettorale è utile scandagliare alcune dimensioni dell’immaginario collettivo. Utilizzando la Right-Wing Authoritarian Scale di Bob Altemeyer è possibile analizzare alcune spinte presenti in Italia. Il convenzionalismo, ad esempio, permane uno dei tratti maggiormente marcanti il carattere italico. Esso è uno dei tre indicatori che compongono l’indice di autoritarismo presente in un paese e mostra il grado di accettazione delle convenzioni sociali presenti in una società. La spinta al convenzionalismo la possiamo analizzare attraverso quattro temi: il legame con le tradizioni; la scarsa propensione a mettere in discussione lo status quo; il valore della famiglia tradizionale e il peso degli insegnamenti della chiesa e del papa.

Il convenzionalismo nell’Italia che si prepara al voto ha le sue principali fondamenta nel legame con le tradizioni e nel mantenimento dello status quo. Il legame con le tradizioni è il fattore maggiormente marcante il carattere del paese ed è propugnato dal 76 per cento degli italiani.

Una spinta presente tra i Baby boomer (83 per cento) e i residenti a nord-est (82 per cento), mentre più freddi sono sia i Millennials, sia la Generazione Z. Se la tradizione rappresenta la colonna portante del convenzionalismo di oggi, la scarsa propensione a riformare il paese è il suo strumento di resilienza.

Le forme di adeguamento allo status quo, la scarsa volontà di mettere in discussione gli assetti contemporanei e di riformare la società sono presenti in oltre la metà del paese (59 per cento). In modo particolare le fila degli accettazionisti sono rimpolpate dagli uomini (65 per cento), dai Baby boomer e dai residenti a nord-est.

Il bisogno di mantenere tutto fermo e di non mutare niente è, invece, minore tra le donne (il dato scende dal 59 per cento di media al 48), tra i giovani della Generazione Z e tra i ceti popolari.

Nel corso degli ultimi venti anni alcune componenti del convenzionalismo hanno perso vigore. Esse sono la dimensione religiosa e l’ancoraggio alla famiglia tradizionale. La quota di persone che ritiene utile seguire i precetti del papa e della chiesa ammonta al 30 per cento e fra questi la percentuale che dà valore assoluto ai dettami della chiesa è il sei per cento.

La secolarizzazione dei convincimenti è avanzata tra i Baby boomers e nelle regioni del nordovest e del centro, mentre è meno forte al sud (il 40 per cento in queste regioni avverte l’esigenza di seguire i precetti della chiesa).

Famiglia classica

Un secondo fattore in mutamento, tra le colonne del convenzionalismo, è quello relativo alla famiglia classica. La dimensione tradizionale, basata sulla relazione tra uomo e donna regolarmente sposati, è sempre meno presente e pressante nella realtà di oggi. Il convenzionalismo familiare che ricalcitra di fronte alla parità di diritti per le coppie conviventi e rigetta le unioni tra persone dello stesso sesso, è divenuto minoritario nella nostra società (34 per cento).

Esso è presente con un po’ più di insistenza nei ceti popolari (38 per cento), mentre è il ceto medio a guidare il distacco dal valore della famiglia tradizionale (72 per cento gli avversi).

Il convenzionalismo contemporaneo ha visto infragilirsi le storiche dimensioni della famiglia e della religione, mentre ha accentuato il legame con il local, con la tradizione, con il passato. Ci troviamo di fronte al fiorire di identità immaginate, di legami con un mondo archetipico passato, con una cultura e una società che non c’è più e che è vissuta come peculiarmente idilliaca.

Un tradizionalismo nostalgico che ha i contorni di una difesa dall’incedere di una società sempre più incerta, instabile e mutevole. Una nostalgica ricerca di ancoraggi verso un passato avvertito come più stabile e vivibile, ma anche dispensatore di certezze e calde rimembranze.

Insieme alla nostalgia, il convenzionalismo odierno, è segnato dalla cronica procrastinazione del futuro, dalla difficoltà di immaginare e accettare progetti riformatori per il domani.

Tirando le somme, la società che scivola verso le elezioni è ampiamente attraversata, in modo denso e compatto, dalle spinte convenzionaliste (48 per cento).

La restante quota, il 52 per cento, seppur maggioritaria mostra forme più o meno flebili di distanziamento dal convenzionalismo e l’influsso ammaliante delle sirene della nostalgia fanno breccia e condizionano anche questa parte del paese. Quando il futuro non dischiude le sue ali, ci si rifugia sempre nelle spire del passato.

© Riproduzione riservata