- Il video con cui il fondatore del M5S difende suo figlio dall’accusa di stupro è la manifestazione eclatante del perdurare di una cultura che trasforma le vittime in colpevoli, le intimidisce e le umilia.
- È però anche il segnale di una baldanza, di una spregiudicatezza propriamente populista, che fa cadere la maschera dell’idealità, che svela il cinismo dell’interesse.
- Dove sono oggi i detrattori del “politicamente corretto”, usi a puntare il dito contro l’“ipersensibilità” dei soggetti offesi? Saranno contenti: Grillo esibisce senza filtro il potere dei dominanti, che non si giustifica né chiede scusa.
«Avete voluto la parità di diritti? Avete voluto scimmiottare l’uomo? Se questa ragazza si fosse stata a casa, se l’avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente». È il 1978, quattro uomini vanno a processo per aver violentato una ragazza, ma a finire sul banco degli imputati è lei. Nelle aule di tribunale è nient’altro che la prassi, che però questa volta è portata alla conoscenza del grande pubblico grazie al lavoro di sei registe romane, con il documentario Rai Proces



