Caro Sindaco Gualtieri,
le scriviamo in merito alla sua proposta di realizzare un mega inceneritore da 600mila tonnellate per risolvere l’annosa mala-gestione dei rifiuti nella capitale.

Una proposta legittima: un inceneritore non è un “ecomostro” ma un impianto industriale come tanti che al pari di molti altri, anche localizzati a Roma, produce un impatto ambientale da limitare e controllare. Semmai, per una ragione di trasparenza avremmo preferito che questa proposta fosse stata presentata esplicitamente da lei ai romani nella recente campagna elettorale. Con questa lettera aperta la preghiamo, con rispetto, di non utilizzare a sostegno del suo progetto informazioni infondate e vere e proprie fake news, non degne di chi vuole risollevare Roma dopo anni di malgoverno e di farne finalmente una moderna capitale europea.

Tutte le falsità

Prima fake news è proprio quella “europea”. Lei ha detto: «Noi abbiamo un piano green che porta finalmente Roma a chiudere il ciclo dei rifiuti come ci chiede l’Unione europea». Due affermazioni false, perdoni la brutale franchezza. L’inceneritore non è soluzione “green” tanto che l’Europa lo ha escluso dalle opere comprese nella cosiddetta “tassonomia verde” in quanto non soddisfa il principio del “Do No Significant Harm”. L’Europa dunque non ci chiede affatto di realizzare inceneritori, al contrario ci chiede di chiudere il ciclo dei rifiuti ricorrendo all’economia circolare, e peraltro si appresta a cancellare l’esenzione dal sistema “Ets” (che impone il pagamento di “diritti di emissione” per tutti gli impianti che emettono gas climalteranti) di cui gli inceneritori hanno goduto finora poiché le emissioni di un inceneritore sono più che doppie di quelle medie generate in Europa nella produzione di energia elettrica. Dunque al più tardi dal 2028 i costi di gestione dell’eventuale inceneritore romano raddoppierebbero, dovendo integrare anche il pagamento dei “diritti” di emettere gas climalteranti.

Seconda fake: «Dobbiamo fare come tutte le capitali europee che hanno inceneritori dentro i propri confini». Peccato che nessuna capitale europea abbia fatto questa scelta di recente. L’innovazione tecnologica galoppa, e molte soluzioni che potevano forse risultare convenienti 20 anni fa, oggi sono obsolete. Il tanto decantato inceneritore di Copenaghen è in crisi perché non trova più rifiuti da bruciare ed è costretto a raccattarli in giro per l’Europa, mentre il governo danese è impegnato per ridurre la capacità di incenerimento del paese.

Terza fake: «Ricorreremo a un impianto di nuova generazione». Non esiste una “nuova generazione” di inceneritori: sempre di un forno a griglia si tratta.

Quarta fake: «Con l’inceneritore si risolve il problema della discarica». Anche questo, signor Sindaco, non è vero. Dalle 600mila tonnellate inviate al forno usciranno almeno 120mila tonnellate di ceneri da collocare in discarica. Ceneri in parte da considerare rifiuti pericolosi e quindi da smaltire in discariche ad hoc. Discarica rules!

Quinta fake: «L’inceneritore sarà pronto per il Giubileo». Impossibile: per quello di Torino, uno dei più recenti, ci sono voluti 7 anni. Va bene che lei si sta facendo attribuire poteri speciali dal governo, ma una gara occorrerà bandirla secondo le regole europee e i tempi di cantiere non potranno certo durare pochi mesi.

Sesta e ultima fake (la più falsa di tutte): «Sarà un impianto a emissioni zero». Questa non l’ha detta lei, ma la ripetono spesso molti “fan” della sua proposta. Dando una scorsa all’autorizzazione dell’impianto di Bolzano, che considerate il modello cui aspirare, si legge che da un impianto di quel tipo usciranno ogni giorno, veicolati da milioni di metri cubi di inevitabili fumi, monossido di carbonio, anidride solforosa, ossidi di azoto, acido cloridrico, idrocarburi polinsaturi, ammoniaca e ovviamente polveri.

Lei sostiene infine, signor Sindaco, che all’inceneritore non ci sono alternative. Non è vero neanche questo: le alternative al mega inceneritore ci sono eccome. Disposti a discuterne pubblicamente quando vuole. Ma intanto ci accontenteremmo se dal confronto sulla sua proposta si togliessero di mezzo le succitate fake news.

P.s. Se si chiede perché ci ostiniamo a chiamare l’impianto che lei propone “inceneritore” e non “termovalorizzatore”, la risposta è banale: ci sentiamo europei e traduciamo “incinerator”, in nessun documento europeo che tratta il tema “waste to energy” si trova una versione inglese di questo neologismo solo italiano.

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