Una pandemia è tale perché mette in crisi tutto. Non solo il sistema sanitario, quello scolastico o commerciale, la sfera del lavoro, quella della cultura e del divertimento. Tutto. Compreso il mondo dei media, quello di chi questa realtà dovrebbe raccontarla e aiutare a capirla. Come si sono comportati finora giornali, radio, tv e new media in questa pandemia?

La domanda può sembrare sconveniente, nella sua perentorietà. E una risposta semplice e univoca è ovviamente impossibile. Si tratterebbe di una sentenza ardua, ancora prematura, comunque contraddittoria. Ma già porsi la questione aiuterebbe tutti – attori e fruitori, chi scrive e chi legge (e chi, ormai molti se si considerano i social media, fa tutte e due le cose) - a una maggiore consapevolezza della sfida in corso. Forse persino a una maggiore responsabilità.

Le giornate di premiazione della nona edizione del Premio Roberto Morrione, che si svolgono da oggi sino a sabato, avranno tra le altre cose questa ambizione. Del resto è un premio che nasce per ricordare uno dei migliori giornalisti del servizio pubblico televisivo, sempre attento a conciliare la radicalità nella ricerca della verità giornalistica con l’attenzione al valore morale della professione. Ed è un premio di giornalismo investigativo dedicato ai giovani: i partecipanti (come gli autori dei quattro progetti finalisti tra i quali sabato sera verranno proclamati i vincitori assoluti) hanno tutti meno di trenta anni.

Questo rende da sempre il premio anche un singolare luogo di confronto tra generazioni professionali e umane diverse. E gli incontri che lo accompagnano sono effettivamente uno dei pochi luoghi pubblici in cui si discute tanto del mestiere (le tecniche, le pratiche, le esperienze) quanto della vocazione, se la parola non ispira timore o ironia. Ma non c’è termine migliore per definire lo spirito con cui anno dopo anno i giovani autori delle inchieste si sono presentati al premio. E si sono misurati con questo genere – il giornalismo investigativo - dai confini incerti e dal destino sempre incerto, visto che richiede impegno, tempo, investimenti di vario tipo.

E’ proprio il ruolo del giornalismo investigativo dentro la pandemia il tema che unifica gli eventi di questa edizione. Del resto, una delle più frequenti considerazioni intorno al Covid è che ha portato al pettine nodi obsoleti e già parecchio aggrovigliati.

Nel campo dell’informazione questi nodi si sono stretti ancora di più nei tremendi mesi alle nostre spalle fino agli esiti divaricati che, senza appunto anticipare una sentenza, sono sotto gli occhi di tutti.

Da un lato la volontà, che non è mancata e ha segnato punti importanti, di scavare nell’incertezza della situazione, provare a condividere punti fermi, denunciare ritardi ed errori.

Dall’altra l’incapacità di resistere al titolo a effetto, alla drammatizzazione, alla strumentalizzazione, fino all’aperta manipolazione. Questo al netto delle intenzioni politiche. E anche della differenziazione tra le testate, che pure c’è e non è irrilevante.

Ma è più interessante constatare come tentazioni diverse abbiano attraversato praticamente tutti i media portando a galla, in forme che la letalità della pandemia ha reso particolarmente intollerabili, vizi e deformazioni che a volte sembra difficile o vano combattere.

E’ il paesaggio della cosiddetta Infodemia («una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili», secondo il Dizionario Treccani) che non è però solo questione di quantità. Ma di scelte morali almeno quanto di tecniche professionali.

Proprio di questo si parlerà nei diversi incontri del programma. Che, ecco la finale e fatale novità, si svolgeranno tutti on line. E questa dimensione, che i tempi rendono obbligatoria e perfino ovvia, sarà essa stessa oggetto di confronto perché non può essere banalizzata.

E’ una autentica nuova forma della comunicazione contemporanea, nata sotto la spinta dell’emergenza ma destinata a non finire con la sua (auspicata) fine. Anche qui, vedere come generazioni diverse affrontano questa nuova dimensione sarà uno degli elementi più interessanti di questa edizione del premio.


Il programma completo delle giornate di premiazione è su www.premiorobertomorrione.it

© Riproduzione riservata