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La “cancel culture” non è la barbarie ma una domanda di inclusione democratica

  • In quella che chiamiamo “cancel culture” il tema non è Biancaneve o Omero o Mozart. La lotta è per l’egemonia culturale, per il potere di definire i termini e i limiti dell’inclusione democratica delle differenze. 
  • Ciò che è in atto è una rinegoziazione dei confini di ciò che è consentito, legato all’ampliamento dell’orizzonte democratico. Un processo a cui le voci dei gruppi subalterni pretendono di partecipare.
  • Non si tratta di considerare giusta ogni richiesta di rimozione o boicottaggio che proviene dalla rete, ma invece di considerare legittima la domanda: la critica che investe una cultura che affonda le radici nella diseguaglianza.

Uno spettro si aggira nel dibattito pubblico italiano: la “follia” o “furia” o “nuova barbarie” di quella che da qualche tempo circola con il nome di “cancel culture”. L’ultimo episodio a far discutere è stata la presunta censura imposta al bacio “non consensuale” del principe a Biancaneve – in realtà, come si è presto compreso, una fake news. Ma prima c’è stato il caso di Omero eliminato dai programmi in quanto razzista; quello della cancellazione di Mozart dagli studi musicali a Oxford per

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