La Commissione europea ha deliberato di proporre al Consiglio europeo la concessione all’Ucraina dello status di paese candidato all’ingesso nell’Unione europea. Il parlamento europeo si era già espresso positivamente il 1° marzo scorso. Il Consiglio si riunirà domani e venerdì, e una decisione favorevole dovrà essere adottata all’unanimità.

I criteri per entrare nell’Unione

Nella delibera della Commissione si legge che il 28 febbraio scorso, cinque giorni dopo l’invasione da parte della Russia, l’Ucraina ha presentato domanda di adesione all’Ue. L’8 aprile ha ricevuto i questionari sui criteri politici ed economici e il 13 aprile sui capitoli dell’acquis dell’Unione – il complesso di diritti e obblighi dei paesi membri – «e ha fornito le sue risposte rispettivamente il 17 aprile e il 9 maggio».

Ai sensi del trattato sull’Unione europea, «ogni stato europeo che rispetti i valori di cui all’articolo 2 e si impegni a promuoverli può chiedere di diventare membro dell’Unione». Si tratta dei «valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli stati membri in una società in cui prevalgono il pluralismo, la non discriminazione, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà e l’uguaglianza tra donne e uomini».

Nel 1993, il Consiglio europeo di Copenaghen ha pure disposto che l’adesione sia subordinata al soddisfacimento di alcuni criteri: «La presenza di istituzioni stabili a garanzia della democrazia, dello stato di diritto, dei diritti umani, del rispetto e della tutela delle minoranze; un’economia di mercato affidabile e la capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale all’interno dell’Unione; la capacità di accettare gli obblighi derivanti dall’adesione, tra cui la capacità di attuare efficacemente le regole, le norme e le politiche che costituiscono il corpo del diritto dell’Unione (l’acquis), nonché l’adesione agli obiettivi dell’unione politica, economica e monetaria». Nel 1995, il Consiglio europeo di Madrid ha aggiunto altre condizioni, che riguardano in particolare le strutture amministrative del paese candidato.

Le considerazioni

La Commissione ha espresso parere favorevole alla candidatura dell’Ucraina anche per i miglioramenti da essa compiuti negli ultimi anni. Tuttavia, la situazione di paese candidato è stata condizionata dalla Commissione all’adozione di una serie di misure. Tra le altre, l’emanazione e l’attuazione di norme relative alla selezione dei giudici della Corte costituzionale, con un processo di preselezione basato sulla valutazione della loro integrità e capacità professionale; il rafforzamento della lotta alla corruzione, specie ai livelli più alti, attraverso indagini proattive ed efficienti, procedimenti giudiziari e irrogazione di condanne; la limitazione dell'eccessiva influenza degli oligarchi nella vita economica, politica e pubblica; l’adozione di una disciplina sui media che allinei la legislazione ucraina alla direttiva dell’Ue in materia; la finalizzazione della riforma in tema di tutela delle minoranze nazionali e l’adozione di meccanismi di implementazione immediati ed efficaci.

I rilievi formulati ricalcano quelli del parlamento europeo del febbraio 2021, che sottolineava la necessità di completare le riforme soprattutto «nei settori dello stato di diritto, della buona governance e della lotta alla corruzione», evidenziando che «gli oligarchi hanno ancora un forte impatto sull’economia e sulla politica ucraine», specie per la proprietà dei media, l’influenza sul sistema giudiziario e l’applicazione della legge.

Parimenti, nel settembre 2021, la Corte dei conti dell’Ue aveva fornito raccomandazioni sulla necessità per l’Ucraina di «contrastare la grande corruzione (compresa la struttura oligarchica)», nonché di «contribuire alla rimozione degli ostacoli alla libera e leale concorrenza». Non è chiaro se le condizioni cui la Commissione subordina lo status di candidato siano di tipo “sospensivo”, quindi precludano l’acquisizione di tale status fino a quando non siano soddisfatte; oppure “risolutivo”, e cioè facciano perdere la qualifica di candidato, se non realizzate. Sembrerebbe che esse siano di quest’ultimo tipo. Infatti, in conclusione, la Commissione afferma che «i passi verso l’Ue possono essere invertiti se le condizioni di fondo non sono più soddisfatte».

Uno status che cambia

In altre parole, lo status di candidato è reversibile, se il paese non attua le misure disposte dalla Commissione, che «monitorerà i progressi dell’Ucraina» e «riferirà in merito, insieme a una valutazione dettagliata del paese, entro la fine del 2022». La deliberazione della Commissione circa la concessione all’Ucraina della qualifica di candidato ha una portata storica e una valenza politica, nonché un alto valore simbolico, poiché pone il paese sotto l’ala protettrice dell’Unione e lo incoraggia a proseguire nella sua resistenza all’invasione da parte della Russia.

Tuttavia, non solo l’inizio dell’iter di entrata nell’Unione, ma anche il mantenimento dello status di candidato, è vincolato a precise condizioni di diritto. La guerra non consente deroghe ai principi da rispettare.

L’acquisizione della qualifica di candidato non comporta automaticamente l’inizio dei negoziati per l’ingresso – lunghi e complessi, in quanto suddivisi in 35 “capitoli tematici”. Macedonia del Nord e Albania sono paesi candidati, ma aspettano di intraprendere i negoziati di adesione rispettivamente dal 2005 e dal 2014. La Turchia li ha avviati nel 2005, il Montenegro nel 2012 e la Serbia nel 2014. Nel valutare l’ingresso dell’Ucraina in Ue sarà bene valorizzare anche l’iter già compiuto dai paesi in attesa.

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