Ci siamo lasciati alle spalle un annus horribilis per i diritti, i principi della nostra Costituzione, la giustizia sociale e quella ambientale e, con una cattiveria senza precedenti, per il mondo dell’immigrazione. L’Italia governata dalla “destra – destra” ha dato il peggio di sé. Purtroppo seguita, con entusiasmo potremmo dire, dalle istituzioni dell’Unione europea, con la complicità di gran parte delle forze democratiche, conservatrici e progressiste.

L’ultimo atto della resa alla destra xenofoba europea è stato l’accordo trovato nei giorni prima di natale sul Patto Europeo Immigrazione e Asilo, che introduce elementi di imbarbarimento terribili, minando le stesse fondamenta della civiltà giuridica europea e alcune dei principi centrali del diritto internazionale.

Meloni horror tour

Se proviamo a ripercorrere gli atti del governo Meloni in questo 2023 troviamo una serie di iniziative legislative e di atti politici che definisce una vera ossessione per il tema dell’immigrazione: non c’è mai stato un numero così alto di interventi di modifica alle regole dell’immigrazione (e probabilmente in nessun altro ambito) in un solo anno.

Una ossessione caratterizzata principalmente da due elementi: totale mancanza di collegamento con la realtà, quindi interventi dettati solo da esigenze di propaganda, e una irrefrenabile pulsione a mettere in campo interventi illegali, cioè modifiche legislative e atti politici contro la Costituzione, contro le convenzioni internazionali ed il diritto europeo.

Gli unici a festeggiare alla fine di quest’anno per le politiche del governo Meloni sull’immigrazione sono i trafficanti, cioè quelli che organizzano, gestiscono e lucrano sull’attraversamento illegale delle frontiere. Per loro più affari e più clienti, dato che chi vuole viaggiare verso l’Europa non può rivolgersi ai governi che sono concentrati a trasferire controlli e frontiere fuori dall’Europa e a impedire le partenze.

Prima di specificare quali e quante siano state le modifiche apportate al Testo Unico sull’immigrazione, e indicare le pesanti conseguenze, è bene ricordare l’episodio che da solo è sufficiente per qualificare questo governo e questa maggioranza, come le peggiori nella storia della nostra repubblica.

Cutro ultima spiaggia

Il 26 febbraio sulla spiaggia di Steccato Cutro, a pochi chilometri da Crotone, affiorano decine di corpi. Alla fine saranno 94 quelli recuperati, a seguito di un naufragio che molto probabilmente si poteva evitare e sulla cui dinamica sta indagando la magistratura.

Il governo Meloni decide di sfruttare a vantaggio della propria propaganda la strage di Cutro.

Dopo pochi giorni, il 9 marzo 2023, viene convocato proprio a Cutro un consiglio dei ministri per votare, il secondo in due mesi, un provvedimento di modifica del Testo Unico sull’immigrazione, un altro decreto legge. Che si tratti di propaganda che nulla ha a che vedere con l’obiettivo dichiarato, cioè evitare altre stragi, è reso palese non solo dai contenuti del testo del DL 20/2023, ma soprattutto dal comportamento davvero ignobile del governo.

A Crotone sono state portati i corpi dei morti, quasi tutti afghani e anche gli 80 sopravvissuti al terribile naufragio sono ospitati all’ospedale della cittadina ionica. I parenti delle vittime, saputo della strage, sono corsi a verificare quale sorta è toccata ai loro congiunti e decine sono le persone arrivate da ogni parte d’Europa e del mondo.

Il governo si riunisce proprio in quel luogo al centro dell’attenzione internazionale e, nonostante le decine di bare, 35 di bambini e bambine, ospitate in un palazzetto dello sport, la presenza dei familiari delle vittime e dei sopravvissuti, non sente il bisogno, neanche con un suo rappresentante qualsiasi, di andare a stringere la mano a parenti e sopravvissuti o a rendere omaggio ai morti.

C’è stato il presidente della Repubblica Mattarella, qualche ora dopo la strage, per portare la solidarietà dell’Italia. Loro no. Meloni e i suoi ministri segnano una distanza ed una mancanza di umanità senza precedenti. Attaccati da molte parti diranno che vogliono ricevere i sopravvissuti e i parenti delle vittime a Palazzo Chigi. Una pezza peggiore del buco. Dovete venire voi nella sede del governo, come se dovessero ritirare un premio!

Ecco, questo è il biglietto con il quale si presenta la destra che governa il nostro paese.

Mai tante leggi

Ma veniamo agli interventi, innumerevoli e confusi, tutti volti a restringere lo spazio dei diritti e ad alimentare l’idea dell’invasione e la paura dello straniero, per cercare di capitalizzare in termini di consenso.

A gennaio, il ministro che doveva essere un tecnico, il prefetto Piantedosi, scrive il primo dei DL del governo, proprio il DL 1/2023 (Disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori), poi convertito in legge n.15/2023. Nulla a che vedere ovviamente con il titolo. Un attacco diretto e nel segno della propaganda, a chi svolge attività di ricerca e salvataggio nel mediterraneo centrale, cioè alle Ong che salvano vite umane.

Il DL, e la relativa legge di conversione, in realtà non contengono nessuna novità di rilievo. Non c’è nessuna urgenza, dato che le Ong continuano ad intervenire salvando una percentuale limitatissima di vite umane, intorno al 10 oper cento di quelle salvate in generale in quel tratto di mare, quasi tutte portate in salvo dalla guardia costiera italiana.

Si introduce però, senza scriverlo, un metodo: le navi sono inviate in porti lontani dal Mediterraneo centrale, porti del nord del Paese, in modo da allontanarle quanto più possibile e limitarne l’operatività. L’unico risultato raggiunto è che moriranno più persone nei naufragi (e infatti nel 2023 ne sono morte più di 2500), ma il governo può vantarsi di aver reso difficile la vita delle Ong.

Dopo la strage di Cutro arriva il secondo DL, di cui si è già detto. Maggiori pene per i cosiddetti scafisti, quasi sempre vittime di chi lucra sull’attraversamento delle frontiere, abbassamento pesante delle garanzie per i richiedenti asilo e molte altre misure terribili. Tra queste modifiche il tentativo di scardinare l’unica novità positiva degli ultimi 20 anni nella legislazione dell’immigrazione, ossia la Protezione Speciale, una forma di protezione complementare, simile a molti altri Paesi UE, che però può essere richiesta direttamente al questore ed essere convertita in lavoro. IL DL 20/2023, scritto a Steccato di Cutro, cancella proprio la possibilità di presentare domanda al questore, così aumentando l’irregolarità, e cancella la conversione in lavoro. Una vera follia dato che in questo modo chi ha un lavoro a tempo indeterminato ed è in possesso di Protezione Speciale, ottenuta dopo la modifica legislativa, non può che lavorare in nero. Una modifica non certo nell’interesse del Paese che perderà, oltre a migliaia di rapporti di lavoro regolari, anche il relativo gettito fiscale e contributivo.

L’11 aprile il governo dichiara lo stato di emergenza e nomina il Prefetto Valenti commissario straordinario. I numeri sono del tutto simili a quelli che l’Italia ha gestito negli anni dal 2014 al 2017, ma il Governo, pur di alimentare paure e razzismo, lancia allarmi e proclami, evitando di fare l’unica cosa utile e obbligatoria per legge, ossia disporre le risorse e programmare gli interventi.

Così per tutto l’anno si continueranno a produrre luoghi d’accoglienza privi dei requisiti minimi e a lasciare per strada decine di migliaia di persone. Mentre altri Paesi europei, come negli ultimi 20 anni, accolgono molti più richiedenti asilo dell’Italia, l’Italia della Meloni, può continuare a fare la vittima (siamo lasciati soli) e a giustificare in questo modo la volontà di non intervenire in maniera seria, con grande spreco di risorse pubbliche.

Infatti, al contrario di quel che si racconta, la mancanza di programmazione e di risorse certe, produce un grande spreco di risorse. Le persone saranno comunque alla fine a carico dello Stato, gestiti da soggetti in gran parte incompetenti, senza servizi, con tempi che si allungano, anche per la mancanza di personale nelle questure e nelle prefetture, moltiplicando così la spesa.

A settembre il governo introduce, nel cosiddetto DL Sud, due articoli che puntano ancora una volta alla criminalizzazione degli stranieri: più centri di detenzione, uno per ogni regione, e tempi più lunghi per le persone in attesa di essere rimpatriati. Tutto questo in barba alle statistiche e ai dati disponibili che spiegano, oltre ogni ragionevole dubbio, che il numero di rimpatri dai Centri per la permanenza per il rimpatrio non hanno nulla a che vedere ne con la durata della detenzione, ne con i posti disponibili. Ovviamente il ministro competente e autorevoli esponenti del governo e della maggioranza ripeteranno per settimane la bugia, usata più volte in passato, ma in Italia le notizie hanno durata breve e nessun contraddittorio, che nei Cpr ci vanno i criminali. I criminali, se condannati, vanno in galera e nei Cpr ci vanno solo quelli che hanno un decreto d’espulsione, cioè che non hanno un titolo di soggiorno valido. Nulla a che vedere con il comportamento delle persone.

Esternalizziamo le frontiere

Intanto il governo sottoscrive un altro accordo che dovrebbe impedire alle persone di partire dalla Tunisia. Un paese in crisi, soprattutto di democrazia, con la cancellazione delle principali garanzie, che il nostro governo finanzia, con il plauso della Commissione Europea, per esternalizzare la nostra frontiera, come già fatto con la Libia. L’accordo, firmato con grandi strette di mano e promesse, non funziona, i giovani tunisini continuano a partire e dopo un po', quella pagina vergognosa viene dimenticata.

Il 6 ottobre il governo approva l’ennesimo Decreto Legge, urgente quanto lo erano tutti gli altri, il n.133/2023 che ancora una volta, senza alcun rapporto con la realtà, introduce pesanti limitazioni e modifiche che puntano a ridurre le garanzie per i minorenni e a spingere sempre più verso un sistema d’accoglienza separato dal territorio e che precarizzi la vita delle persone coinvolte.

Dopo i finti richiedenti asilo (i dati forniti dal ministero dell’Interno sono quotidianamente contraddetti da esponenti del governo, in primo luogo dallo stesso Ministro Piantedosi), arrivano i finti minorenni. Un gioco al massacro sulla pelle di ragazzi e ragazze che per arrivare in Europa hanno rischiato la vita, subito violenze, troppo spesso hanno visto morire loro coetanei nel tentativo di trovare protezione.

Non sazio di questa carrellata di interventi tanto inutili quanto nocivi, il governo, sempre con il grande sostegno della presidente della Commissione Europea, promuove un altro accordo per esternalizzare le frontiere. Questa volta il Paese amico, del quale ricordiamo la storia di occupazione durante il fascismo e di umiliazione subita in anni più recenti, è l’Albania.

Il 6 novembre il Governo italiano firma un Protocollo con quello albanese per scaricare sul territorio del Paese che aspira ad entrare nell’UE, l’onere di accogliere i richiedenti asilo rintracciati in acque internazionali e provenienti da Paesi sicuri, escluse le categorie vulnerabili.

Una mossa ancora una volta propagandistica, che, se verrà realmente avviata, avrà effetti in un futuro lontano e non particolarmente importanti. Soprattutto un intervento che viola accordi internazionali e direttive europee. Il governo in una prima fase nega che debba essere ratificato dal parlamento. Poi però, senza vergogna, fa marcia indietro e presenta un ddl di ratifica, chiedendo una via urgente di approvazione al Parlamento.

Il paese reale degli uffici immigrazione

Intanto nel Paese reale le questure e le prefetture, i loro uffici immigrazione, sono completamente abbandonati a se stessi, allo sbando, e i tempi d’attesa, anche solo per presentare una richiesta d’asilo, sono biblici quasi ovunque. Per non parlare dell’attesa dei colloqui con le Commissioni territoriali e dell’attesa delle risposte. Tempi lunghi e spese folli. Ma la propaganda insiste su altro. Il governo nega di doversi occupare di chi arriva, nonostante gli obblighi di legge, e insiste solo sulla dimensione esterna, oramai asse portante di tutte le politiche europee.

L’anno 2023 segna quindi il punto più basso della storia repubblicana in materia di diritti umani e d’immigrazione. Con l’aggravante che anche l’opposizione stenta a trovare una risposta alla campagna martellante del governo, che gioca anche una partita interna alla maggioranza. Una battaglia che le associazioni, la società civile, anch’essa attraversata da limiti e contraddizioni, porta avanti quasi in solitudine.

Ma la scommessa, per oggi e per il futuro, e dare spazio e voce alle persone di origine straniera. Ai giovani figli di immigrati cresciuti nel nostro paese e a quei rifugiati che hanno scelto di chiedere protezione e restare in Italia. La loro emancipazione, il loro protagonismo, è l’unica strada per ribaltare l’egemonia che oggi le destre xenofobe hanno conquistato in Italia e in Europa.

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