La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è rivelata durante la crisi istituzionale sul caso Cospito una garante dei suoi e del suo governo, non delle istituzioni.

Ha giurato fedeltà alla Repubblica italiana sulla sua Costituzione, sentendo forse in cuor suo l’estraneità rispetto a quella carta scritta da chi aveva esperimentato un solo nemico della libertà politica e civile: il fascismo.

La sera della vittoria elettorale, il 25 settembre scorso, Meloni ha dedicato quel risultato insperato ai “nostri” (loro) morti. Ha fatto lo stesso nel discorso di insediamento alle Camere. Quelle dediche non erano formali o sentimentali. E non è formale il linguaggio usato per parlare della nazione – un termine che, come i suoi vecchi, Meloni preferisce grandemente a “popolo” (che del Settecento rivoluzionario conserva un’impronta di diritti politici mai amati dalla destra).

Nazione come unità di valori prepolitici, etici, religiosi e etnici che uniscono chi li onora. Dunque, non tutti. Non c’è nemmeno un’ombra di universalismo nella cultura della destra vecchia e nuova: gregaria e gerarchica. E la nazione è forte contro i nemici; vive di nemici.

Il governo Meloni ha finalmente trovato il nemico della nazione e dello “suo” governo: gli anarchici, i nuovi terroristi. Insieme agli anarchici, rubrica come nemici anche chi chiede le dimissioni di Giovanni Donzelli da vicepresidente del Copasir e di Andrea Delmastro da sottosegretario alla Giustizia, per aver divulgato informazioni sensibili sulle conversazioni nel carcere di Sassari tra alcuni mafiosi e l’anarchico Alfededo Cospito in sciopero della fame da quando si è insediato il governo Meloni.

Da quando Carlo Nordio è giunto al dicastero della Gistizia non negando speranze a chi si opponeva al carcere duro, lui che sosteneva che sul tema delle carceri si misura la differenza tra una politica garantista e una politica giustizialista. La Presidente del Consiglio, in permanente diretta social e televisiva con gli italiani, ha trovato il modo si insinuare il sospetto che ci siano trame contro lo stato, senza mai criticare l’attacco vergognoso dei suoi parlamentari alle forze di opposizione.

Mettendo in circolo l’idea di cospirazione. L’attacco all’opposizione, come quella messa in scena con violenza da Donzelli in Parlamento, ha tutto il sapore di un tentativo di creare nemici da attaccare. E il nemico è il solo partito d’opposizione che è sia realmente alternativo alla destra: il Pd. È da irresponsabili paventare l’esistenza di una regia terroristica contro lo stato.

Ed è subdola l’intenzione che trapela dalle parole inqualificabili di Donzelli e mai corrette da Meloni: identificare l’opposizione del Pd con quella dei “terroristi”. La destra invoca lo stato ma non ha il senso dello stato. Ha, spiccatismo, il senso del “suo” governo, che è altra cosa.

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