I leader politici invitati a discutere tra loro al Meeting dell’Amicizia di Rimini hanno reso omaggio allo spirito e alla lettera di quel festival, dialogando con toni pacati e rispetto reciproco. Una bella novità per la politica italiana che tracima di invettive e insulti da ogni schermo ad ogni  ora del giorno e della notte.  

Da anni, dalle sette della mattina a mezzanotte e oltre, in tutti le televisioni imperversano per ore e ore esponenti politici i cui interventi, come raccontano candidamente i conduttori dei talk show, devono essere  aggressivi e litigiosi perché solo così si alza lo share: e di conseguenza, grazie alla rissa,  la trasmissione aumenta gli ascolti e diventa più appetibile per le inserzioni pubblicitarie con conseguenti maggiori introiti  per le varie reti. 

Tutto si tiene: antico spirito fazioso da guelfi e ghibellini, ricerca di visibilità mediatica dei politici, imperativi economici dei produttori televisivi.

Questo mix infernale rende la  politica italiana uno spettacolo spesso miserevole, incomparabile con quanto accade in altri paesi. Basterebbe sintonizzarsi su un canale francese o britannico per vedere tutt’un altro stile nei dibattiti politici.

Quindi, non può essere che benvenuto un cambio di passo, benché, c’è da scommettere, non sarà altro che una parentesi agostana.

Tutt’altro discorso è rallegrarsi di questa novità perché  finalmente i partiti sarebbero stati marginalizzati dall’ insediamento del governo Draghi. In sostanza il nuovo esecutivo, guidato con mano sicura e super partes dal Presidente del consiglio, li avrebbe messi all’angolo.

I partiti italiani meritano mille e una critica, nessun dubbio su questo. Ma nel gaudio generale per la loro marginalizzazione affiora un sentimento anti-partitico. Un sentimento che, a partire dall’ Uomo qualunque degli anni Quaranta, prima espressione dell’anti-politica illiberale in quanto intimamente nemico del pluralismo politico, serpeggia ancora nella nostra coscienza collettiva. 

Tuttavia, un conto sono le critiche ai partiti per come agiscono, un altro il fastidio per la loro stessa esistenza. Nel compiacimento per la mansuetudine riminese, che è solo civiltà delle buone maniere, si intravede piuttosto il desiderio di mettere la mordacchia a quelle cose fastidiose che sono le formazioni partitiche.

In fondo, se negli anni Quaranta i qualunquisti dichiarati invocavano un ragioniere alla guida dello stato, oggi, più modernamente, i qualunquisti di ritorno, per lo più sotto mentite spoglie  democratiche, elevano un banchiere centrale: ma sempre per far piazza pulita dei partiti. Questa ostilità neppure tanto velata porta frutti avvelenati: non ci si lamenti dei prossimi tribuni arruffapopoli e acchiappanuvole che verranno quando l’aura del Super-Mario , inevitabilmente, si stempererà.  

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