La pandemia aggraverà il già difficile percorso del paese verso la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Dall’analisi emersa dal Rapporto ASviS 2020, pubblicato ieri e presentato alle istituzioni durante l’ultimo giorno del Festival dello sviluppo sostenibile, i decessi per Covid-19, il peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie, il blocco della didattica, la crisi economica e l’aumento della disoccupazione, l’aumento della violenza contro le donne durante i periodi di lockdown, le difficoltà finanziarie dei paesi più poveri, sono solo alcuni dei fenomeni che stanno impattando negativamente su molti dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals, Sdgs).

Nonostante lo straordinario impegno finanziario dello stato, non è possibile prevedere quando la crisi si risolverà data l’incertezza nell’evoluzione dell’emergenza sanitaria, che avrà un impatto senza precedenti sui redditi, sull’occupazione e sull’aumento delle disuguaglianze.

La scarsa attenzione

Guardando agli Sdgs, l’Italia non era nelle condizioni più rosee nemmeno prima della pandemia. Tra il 2018 e il 2019 si osservano miglioramenti per quattro obiettivi (povertà, condizione economica e occupazionale, economia circolare, istituzioni efficienti), una sostanziale stabilità per dieci (alimentazione, salute, istruzione, disuguaglianze, compresa quella di genere, sistemi igienico-sanitari, energia, cambiamento climatico, ecosistemi terrestri, partnership) e un peggioramento per due (innovazione e città).

Questo risultato non sorprende data la scarsa attenzione dei governi che si sono succeduti dal 2015 in poi. Il Rapporto 2020, realizzato grazie al contributo di oltre 600 esperti delle 270 organizzazioni aderenti all’ASviS, oltre a misurare la sostenibilità del paese, analizza la legislazione e le politiche messe in atto per ognuno degli obiettivi.

Se la legge di Bilancio per il 2020 è stata la più orientata allo sviluppo sostenibile degli ultimi cinque anni, gli interventi in risposta alla pandemia sono stati in gran parte diretti alla protezione del sistema socioeconomico, più che alla sua trasformazione verso la sostenibilità.

Il Next Generation Eu

Uno degli aspetti positivi è l’orientamento dell’Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile. Il programma della nuova Commissione, che ha preso l’Agenda 2030 come riferimento di tutte le azioni europee sulle politiche economiche, sociali e ambientali è orientato alla sostenibilità, intesa anche come opportunità per l’Europa di assumere un forte ruolo nello scenario competitivo globale.

Questo orientamento emerge anche nei programmi di risposta alla crisi e ha rafforzato il dibattito sulla centralità della transizione ecologica, della transizione digitale e della lotta alle disuguaglianze. Direzioni indicate dall’Asvis sin da maggio scorso.

Una impostazione che si ritrova pienamente negli obiettivi del Next Generation Eu e nelle linee guida che i paesi devono seguire nella preparazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Criteri che richiedono quella coerenza delle politiche settoriali, indispensabile per conseguire uno sviluppo sostenibile, su cui i rapporti ASviS hanno sempre insistito, avanzando proposte concrete e realizzabili, a partire dall’inserimento in Costituzione del principio di sviluppo sostenibile.

La proposta ASviS

In vista della preparazione del Piano italiano, il rapporto ASviS indica anche gli orientamenti da utilizzare, non solo a valere sui fondi europei.

Tra questi: la costruzione di una seria strategia di sviluppo sostenibile per fornire una visione solida e coerente dell’Italia al 2030; il rafforzamento delle strutture della presidenza del Consiglio per assicurare il coordinamento delle azioni settoriali secondo l’Agenda 2030; il coinvolgimento delle regioni e degli enti locali nel disegno e nell’attuazione delle politiche per conseguire gli Sdgs; la predisposizione di un’agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, con un forte ruolo di coordinamento di un riformato Comitato interministeriale per le politiche urbane; l’aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) per allinearlo agli obiettivi europei e l’approvazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici; la creazione, presso la presidenza del Consiglio, di un Alto consiglio per le politiche di genere, per coinvolgere in modo continuativo la società nella programmazione e valutazione degli interventi in questo campo; il coinvolgimento dei ministeri per inserire le azioni volte al raggiungimento degli Sdgs nella programmazione operativa; l’inserimento nella relazione illustrativa delle proposte di legge di una valutazione ex-ante dell’impatto atteso sui 17 Sdgs, per assicurare la coerenza delle politiche pubbliche; la predisposizione di una Legge annuale sullo sviluppo sostenibile, per disporre di un veicolo normativo destinato a modifiche di carattere ordinamentale con un’ottica sistemica ispirata all’Agenda 2030.

I prossimi mesi saranno cruciali per definire le politiche di rilancio. Serve una visione strategica per capire che tipo di Paese vogliamo costruire, avendo una straordinaria disponibilità di risorse economiche, europee e nazionali. È arrivato il momento di realizzare politiche coerenti con un modello di sviluppo che trasformi e renda resiliente il paese ai possibili shock futuri.

Altrimenti sarà difficile accedere ai finanziamenti. Serve una pianificazione senza precedenti e l’ASviS ha avanzato numerose e dettagliate proposte, sia di contenuto che di metodo.

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