I dieci articoli del disegno di legge delega hanno delineato la struttura del progetto della riforma fiscale che si concentra su talune tematiche fiscali che, per molti, stando alla disciplina previgente al disegno di legge, erano maggiormente suscettibili di critica.

Una prima previsione è stata la riforma dell’Irpef: la carta della legge delega ha previsto una tassazione con aliquota fissa dei redditi derivanti dall’impiego di capitale e una tassazione progressiva (ad aliquote e scaglioni) sui redditi da lavoro e assimilati. Per la tassazione progressiva è stata prevista una “manutenzione” nel senso dell’incremento della progressività e della riduzione delle aliquote medie e marginali, nonché una “razionalizzazione” delle deduzioni e detrazioni.

Inoltre, è stata prevista la “trasformazione” delle addizionali regionali e comunali Irpef in sovraimposte. In un’ottica federalista, il gettito delle sovraimposte sarà punitivo per coprire i dissesti finanziari della sanità regionale e della gestione dei comuni meno virtuosi.

Esigenza di riforma è stata avvertita anche sul fronte dell’imposizione sul reddito delle imprese, per semplificare il sistema e coordinarlo con quello dell’imposizione personale. È stato pianificato il perseguimento della neutralità dei sistemi di tassazione, con un’aliquota unica a prescindere dalla forma giuridica con cui è esercitata l’attività imprenditoriale al fine di evitare distorsioni di natura fiscale attinenti alla scelta delle forme organizzative.

Inoltre, è stato promosso il superamento dell’Irap, ma in maniera “graduale” e garantendo il finanziamento del fabbisogno sanitario.

Razionalizzare l’Iva

Per quanto riguarda l’imposizione indiretta, è prevista la razionalizzazione dell’Iva, con focus sull’aumento dell’efficienza e della semplificazione nella gestione e nell’applicazione del tributo (così da contrastarne i fenomeni erosivi ed evasivi) e nella stessa direzione l’adeguamento delle aliquote della tassazione indiretta sulla produzione e sui consumi dei prodotti energetici e dell’energia elettrica, con l’intento di diminuire le emissioni e favorire le rinnovabili.

È stata prevista poi la riforma del catasto, con la modifica del sistema di rilevazione degli immobili per consentirne il corretto classamento. Da ultimo, alcune modifiche dell’attuale sistema di riscossione e una generale riorganizzazione delle disposizioni legislative in materia tributaria, in ottica codificatoria.

Il governo sembra in difficoltà: gli unici provvedimenti significativi presi, infatti, sono rinvenibili nella legge di Bilancio 2022. In tale occasione è stata attuata la riforma dell’Irpef con la riduzione del numero delle aliquote; sul fronte della progressività, tuttavia, la proroga del regime forfettario per i lavoratori autonomi sembrerebbe muoversi in senso contrario.

Inoltre, sono ancora tutt’altro che chiari il funzionamento e l’estensione delle due aliquote (15 per cento e 26 per cento) sui redditi derivanti dall’impiego di capitale.

Per quanto riguarda le imprese, è stato mosso il primo passo verso il superamento dell’Irap, limitatamente all’esclusione per le persone fisiche esercenti attività d’impresa ovvero arti e professioni in forma individuale. Quanto a una riforma più organica della disciplina dell’Iva, presumibilmente, sarà necessaria l’instaurazione di un dialogo più stretto con le istituzioni europee.

Il lavoro è tanto e il suo accumularsi sta portando a ritardi, i quali, a loro volta, potrebbero inficiare la qualità delle riforme. Altro elemento che minaccia l’avanzamento dell’“opera” è lo stesso stato di salute del governo. Esempio lampante è il duro scontro sulla riforma del catasto, la quale ha visto una forte resistenza della destra di governo (storicamente più attenta alla materia), sospettosa che da essa possa scaturire ulteriore pressione fiscale.

Nonostante la “promessa” contenuta nell’articolato di legge (e ribadita dalle dichiarazioni del premier Mario Draghi) di inutilizzabilità ai fini dell’incremento del cuneo fiscale e dell’accertamento dei tributi delle informazioni ottenute nell’ambito della revisione del catasto, si registrano posizioni molto diverse tra i partiti. E posizioni diverse, nella dialettica politica, significano sovente “merce di scambio”, di talché l’avanzare della riforma appare comunque problematico su ciascuno dei temi in discussione.

 

© Riproduzione riservata