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La violenza sulle donne da parte dei loro “uomini normali” è anche una scelta politica

Durante la pandemia il fenomeno della violenza contro le donne si è aggravato a causa delle misure di confinamento, ma le istituzioni si sono mosse tardi e con difficoltà. Nella Giornata internazionale del 25 novembre, il bilancio dell’anno mostra una preoccupante sottovalutazione del fenomeno.

  • Il Covid-19 e le misure di prevenzione del contagio hanno funzionato come un reagente capace di mostrare la dimensione del fenomeno della violenza contro le donne, che ha natura strutturale.
  • La “cura” è nota: prevenzione, protezione, procedimento contro i colpevoli e politiche integrate. Non è la scarsità di conoscenze, ma la mancanza di una seria volontà politica a impedire il cambiamento.
  • La risposta lenta e insufficiente delle istituzioni è stata comprensibile in primavera di fronte a un evento inaspettato, ma nella seconda ondata l’impreparazione appare intollerabile.

«State al sicuro: restate a casa». Dall’inizio della pandemia, questo è il messaggio lanciato da governi e media di tutto il mondo. Ma la casa è davvero un luogo sicuro? C’è una piaga che vive nei luoghi dell’intimità, da cui né i disinfettanti né le mascherine mettono al riparo: la violenza contro le donne. I dati che fornisce l’Istat parlano chiaro: in Italia il 62 per cento degli stupri, ma anche la maggior parte delle violenze fisiche (come gli schiaffi, i calci, i pugni o i tentativi di str

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