L’accordo sull’immigrazione, siglato in Europa e di cui il nostro governo si vanta, sarà sicuramente un passo in avanti, ma non rappresenta la soluzione del problema perché i suoi obiettivi sono mal posti. L’enfasi dell’accordo continua ad essere rappresentato dalla difesa delle frontiere, dai rimpatri e dal contenimento dei flussi dei migranti nei paesi di origine o di transito.

Come se il fenomeno delle migrazioni fosse temporaneo, da arginare in qualche modo fino a che si esaurisca autonomamente. Ma non è, né sarà così. Con i flussi di migrazione ne avremo a lungo, posto che l’Africa, da cui proviene una quota rilevante di migranti, è il solo continente a demografia crescente, mentre gli altri paesi sono a demografia calante. I divari di reddito e di opportunità sono enormi tra le diverse aree geografiche, questo sollecita le migrazioni.

La presenza ormai radicata di immigrati in quasi tutti i paesi genera processi di attrazione per i ricongiungimenti familiari, per fenomeni di attrazione e per processi di contiguità. Il calo demografico in molti dei nostri paesi sollecita un afflusso di manodopera per rimpiazzare leve di lavoratori e per assicurare un sostegno alla popolazione che invecchia. Le politiche da attuare non sono quelle di arginare il flusso, ma quelle di favorire un processo ordinato e sostenibile di afflusso di persone nei vari paesi di destinazione.

Questo implica, non solo meccanismi di accoglienza, ma politiche di integrazione fatte di formazione, costruzione di residenze, libertà di movimento degli immigrati tra i vari paesi, in modo che si riducano gli ostacoli e si evitino fenomeni di illegalità, per garantire sicurezza alle popolazioni dei paesi accoglienti, assieme alla sicurezza per le persone che migrano. Avremmo voluto vedere la costituzione di un fondo europeo consistente per favorire l’accoglienza, l’istituzione di una autorità europea che sorvegli l’applicazione dei processi d’integrazione, l’avvio di un piano di edilizia abitativa utilizzando anche la forza lavoro immigrata per realizzare residenze decenti. La libertà di movimento dei migranti all’interno dell’Europa garantirebbe nuove forze di lavoro là dove ci sono maggiori esigenze.

Invece, la costituzione di campi di raccolta e detenzione, il rifiuto di dare permessi di soggiorno, le minacce di espulsione e l’insieme delle regole per difendere le nostre frontiere, finiscono per aumentare il numero di immigrati illegali, spingerli verso attività criminali, generare un processo di forte insicurezza e di odio xenofobo che rende sempre più difficile l’integrazione dei nuovi arrivati. Quando l’Europa sarà in grado di cambiare registro con l’immigrazione? L’Italia dovrebbe essere la più interessata a spingere in questa direzione, invece di fare la faccia feroce, ciò che non porta da nessuna parte.

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