C’è l’addetto alle caldaie, il logopedista, perfino il banditore d’asta, tra i professionisti fedigrafi. Aveva ragione la pierre Giovanna Castagnetti quando l’altro giorno al telefono sosteneva che l’app d’incontri di cui si occupa è diversa dalle altre perché «dentro ci sono molti professionisti». E poi, «è la preferita degli sposati perché utilizza una messaggistica crittografata che consente l’anonimato».

Ammetto di non averle dedicato troppa attenzione perché in quel momento mi trovavo dal veterinario col cane punto da un insetto su una zampa. Così la mattina successiva, all’alba, nell’attesa di fare una videocall di lavoro, ho aperto il link che mi aveva inviato e mi sono iscritta per capire chi potesse usare quel servizio.

Tutti i miei amici ormai comunicano su Instagram, un paio si sono sposati con Twitter e i più inafferrabili sono su Telegram sostenendo che lo usano per scambiarsi file importanti.

Mi sono firmata Ornellalabella di professione avvocato, ho fornito qualche dato e nessuna foto, e in pochi secondi è comparsa sul mio profilo la notifica che segnalava che già in trenta mi stavano tenendo d’occhio.

In due minuti sono finita nella lista dei preferiti di tre iscritti, sono diventata la sbandata di sette sconosciuti e ho ricevuto perfino due regali da aprire: entrambi contenevano un buono cocktail, e per un attimo ho temuto che qualcuno mi avesse riconosciuta.

Tra i messaggi ho ricevuto quello di Randagio78, Avvolgente76, Blunavy – di sicuro un commesso di abiti sartoriali maschili – Viandante69, Mozzo76 – se soffri il mare stagli lontano – e Spensieratezza90 che almeno dice chiaro quello che ti aspetta.

Tra i direct trovo quello di 40Top. È incredulo che io sia un’avvocata e quando gli chiedo perché dubita, lui commenta: «Sono felice di conoscere una donna di livello».

Le parole sono importanti, urlava Nanni Moretti in una scena di Palombella rossa, e anche se siamo in una chat di tradimenti online, posso passare sopra al fatto che tu ti sia proclamato Top, ma «di livello» a me non lo dici neppure se stai parlando con il mio alter ego Ornellalabella. Mentre bevo il caffè, dall’email di Giovanna scopro che sono 290mila i milanesi iscritti all’app – si chiama Gleeden – di cui 168mila uomini e 122mila donne.

Chat crittografate

La maggior parte di loro ha un’età compresa tra i 31 e i 50 anni, ma, secondo i dati, pare sia molto attiva la fascia degli over 60 per la famosa serie giochiamoci le carte prima che sia troppo tardi. Di sicuro sono i più galanti, gli unici due regali che ho ricevuto arrivano da loro.

I dati dicono anche che il reddito annuo degli iscritti va dai 50mila euro in su e che i milanesi in particolare sono pigri. Anche l’ebbrezza del primo incontro la cercano entro i cinque chilometri di distanza perché, con la stessa modalità del car sharing, i miei concittadini non vogliono uscire dalla circonvallazione.

Chissà che direbbe il Milanese imbruttito ora che la realtà supera la parodia. E pure la mia portinaia Teresa che controlla i movimenti di tutti e si preoccupa dei mariti rimasti in città mentre le mogli sono al mare con i bambini, con quel maschilismo duro a morire.

La narrazione è cambiata signora mia, qui si danno un gran da fare tutti, uomini e donne allo stesso modo. Ed è pensando a Teresa che annullo l’iscrizione prima di diventare la sbandata di qualcuno del palazzo. L’avvocato Ornellalabella esce dal gruppo.

Conversazioni amene

Sono su un treno partito da Milano direzione Napoli, e poi via a Capri per il compleanno della mia amica Andrea Mangini. Nella carrozza però non va l’aria condizionata e mi torna in mente come un miraggio l’aria fresca di Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia, dove sono stata per i due concerti del festival No Borders.

Valeria Castelli non sbaglia mai e, quando invita, ha sempre ragione lei. Rimpiango anche i miei lamenti per le cinque ore d’auto da Milano, pensando a quelle temperature. E ai concerti degli Skunk Anansie e di Mika, entrambi sul Lago di Fusine.

E poi sogno i panini commoventi dello chef stellato Eugenio Boer – vi basti sapere che il burro lo produce lui – e la cena a quattro mani di Alberto Toè e Salvatore Sodano che mi hanno fatto apprezzare persino l’anguilla.

E ripenso soprattutto alle conversazioni amene sul vino – sul programma c’era scritto proprio così – che alla seconda grappa riserva sembravano più matte e disperatissime, ma pur sempre poetiche. Forse i miei corteggiatori fedigrafi dovrebbero fare un salto in Friuli.

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