Giorgia Meloni, come l’improbabile ma poi diligente Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, si sono affidati alla guida sapiente della Farnesina nelle crisi internazionali. La posizione italiana nel nuovo, e non ultimo, temiamo, scoppio di violenza tra israeliani e palestinesi si affianca a quella di tutto l’Occidente: condanna per il massacro dei civili israeliani, con quella terribile escalation dei bimbi sgozzati, distinzione tra Hamas e il popolo palestinese ivi compreso quello che vive a Gaza.

È comunque apprezzabile che la premier non parli più di “usurai” come faceva riferendosi a finanzieri ebrei quale George Soros, ed abbia sotterrato le posizioni “anti-giudaiche” della cultura politica neofascista, di cui abbiamo avuto una evidenza nel caso del consulente della regione Lazio Marcello de Angelis.

Nel mondo dell’estrema destra hanno comunque convissuto due correnti diverse su questo tema. Quella che vedeva nello stato di Israele un baluardo contro l’invasione islamica e un esempio fulgido di un paese in armi, popolato da una fiera e ammirata “razza guerriera”; e quella che rimaneva avvinta alla tradizione antisemita delle leggi razziali e del conflitto evoliano , cantato poi da Ezra Pound, del sangue contro l’oro, cioè dello spirito guerriero contro quello mercantile, incarnato alla sua massima espressione dall’ ebreo. Come cantava De Angelis, «troppo ci pesava portare sulla schiena il dominio di una razza di mercanti [...] Se con l’oro hanno comprato la mia casa e la mia terra, la mia libertà si paga con il sangue».

All’interno del progenitore di Fratelli d’Italia, il Movimento Sociale, questi sentimenti, depurati dalle declinazioni più truci, avevano ospitalità nella corrente rautiana che, in dispetto all’Occidente, esaltava i popoli del Terzo Mondo e la lotta del popolo palestinese. L’ostilità verso Israele circolava ancora ai tempi di Alleanza Nazionale. Alessandra Mussolini e poi Francesco Storace uscirono dal partito all’indomani della visita di Gianfranco Fini allo Yad Vashem non solo per l’espressione usata allora dal presidente di An che definì il fascismo delle legge razziali come male assoluto, quanto perché Fini era andato a prostrarsi presso gli ebrei.

Al primo congresso del partito fondato nel novembre 2007 da Storace (La Destra), con l’attuale ministra del Turismo Daniela Santanchè candidata premier, risuonarono infatti apologie del fascismo non troppo velato: «Non andrò mai in un’agenzia di viaggi per fare un biglietto per Gerusalemme per maledire il fascismo» tuonò allora Storace.

L’antisemitismo ha sempre trovato il suo terreno di coltura a destra, come insegna il grande storico israeliano Zeev Sternhell nel suo libro sull’ideologia fascista curato con Mario Sznajder. Quando la nazione è considerata il sacro suolo degli avi, fecondato dal sangue degli autoctoni, non ci può essere posto per quelli che Charles Maurras chiamava i meticci, gli impuri, tra cui primeggiano gli ebrei, che con la loro presenza sfibrano il nerbo della nazione.

Il generale Vannacci si inserisce perfettamente in questa visione quando giudica la pallavolista di italiana di pelle nera, Paola Egonu, razzialmente inadeguata a rappresentare l’Italia. E dalla pelle nera al naso adunco, il passo è millimetrico. È quindi benvenuta una posizione così ferma del governo e della premier contro l’antisemitismo di Hamas. Ma affinché la posizione della leader di Fratelli d’Italia incida in profondità nel suo mondo di riferimento e segni una cesura non valicabile, deve espungere dalla sua visione l’idea di patria e di nazione fondate sul sangue e il suolo, e aprirla invece alla convivenza di genti diverse raccolte intorno ai principi costituzionali.

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